ASCIANO in Val d’Ombrone

già SCIANO (Ad Scanum o Siscanum).

– Terra cospicua murata, Capoluogo di Comunità, residenza di un potestà nel vicariato di Asinalunga, sotto la Ruota di Siena, con cancelleria comunitativa, nella Diocesi di Arezzo, Compartimento di Siena.
La situazione topografica di tanti Sciani Scianelli posti a principio di una salita induce a congetturare che la loro etimologia sia stata presa dal latino Scandere o Scansio, come il punto dove comincia ad essere la strada montuosa.
Risiede infatti Asciano sulla ripa sinistra dell’Ombrone a piè del poggio di Montalceto nel 29° 14’ longitudine, e 43° 14’ latitudine sulla strada Regia Lauretana, 15 miglia toscane a scirocco di Siena, circa 26 miglia toscane a libeccio di Arezzo. È fiancheggiato a ostro dal borro Copora, (Cupra) mentre dal lato opposto precipitoso scende dalle sue tartarose rupi il torrente Bestina o Bessina delle antiche carte.
È assai bene fabbricata e regolarmente divisa con due sobborghi, uno dei quali, detto di Campalboli trovasi fra il ponte di Ombrone e la porta Senese ossia de’Bianchi; l’altro alla sortita superiore della Porta Massini o di Asinalunga; e chiamasi il Prato. Questo ultimo faceva parte del vecchio castello di Asciano, e sino dal secolo XI portava il nome di Prato Maggiore. – La terra è attraversata nella sua maggiore lunghezza da un grandioso borgo fiancheggiato da comode e assai pulite abitazioni, alcune delle quali hanno l’aspetto di palazzotti. Ha due piazze, una delle quali assai vasta serve ai settimanali mercati, e tutte provviste di copiose fonti pubbliche, e alcune di esse ornate di sculture. Assai decorose sono le chiese, e talune di esse vaste e di buon disegno, con qualche non dispregevole dipinto. Un ospizio per gli esposti, una scuola elementare e un piccolo teatro, sono li stabilimenti di pubblica beneficenza e d’istruzione.
Finalmente Asciano, se non è la Terra più copiosa di abitanti, è certamente la più vasta e la più vaga di tutto il Compartimento senese.
Il suo primo nome fu Scano, talvolta detto anche Siscano.
Essa era castello con cassero gentilizio, quando diede il titolo alla contrada e alla famiglia dei conti Scialenghi suoi antichi signori, i quali sino dal secolo IX dominarono in Asciano, in tutta la Scialenga e nella Berardenga, innanzi che suddivisi in varie famiglie prendessero i cognomi di conti Manenti, Ardenghi, Berardenghi o Scialenghi.
Erano del numero di questi ultimi i potenti Cacciaconti e Cacciaguerra, alla quale prosapia apparteneva quel scialacquatore Caccia d’Asciano, segnalato dall’Alighieri.
(Inferno XXIX).
Trovasi memoria di quest’Asciano nel principio del secolo VIII, quando fu promossa la lite sulla giurisdizione spirituale di alcune pievi della Diocesi aretina, situate nel territorio senese. Fra le medesime era compresa la chiesa battesimale di S. Ippolito di Asciano, o in Axiano, il cui fonte venne traslocato nel secolo XI nella nuova chiesa di S. Agata. La quale pieve, insieme con altre del Chianti e di Val d’Ombrone, nell’anno 1045, fu da Immone vescovo di Arezzo data in amministrazione al capitolo della sua Cattedrale. (ANN. CAMAL.) La chiesa di S. Agata venne eretta in collegiata nel 1542, prima con 4, poi con 6 canonici e due dignità.
Dipendevano da essa molte chiese dell’antico suo piviere, rammentate in una bolla di Alessandro III diretta al pievano di Asciano.
Erano di questo numero, le canoniche di Grossennano, di S. Lorenzo e S. Andrea alle Serre di Rapolano e di S.
Giovanni a Montecontieri, la pieve vecchia di S. Ippolito di Asciano, la parrocchia, di S. Maria a Monte Mori, di S.
Tommaso in Rancia, di S. Lucia di Castelvecchio, di S.
Pietro a Fontodori, di S. Fabiano a S. Gemignanello, S.
Niccolò di Campalboli, S. Angelo di Colle d’Avena; l’ospedale di S. Giovanni di Asciano e l’Eremo di Montalceto; tutte chiese comprese nel circondario comunitativo di Asciano.
Attualmente si conservano suffraganee della collegiata di Asciano le parrocchie di S. Jacopo a Montecalvoli, di S.
Giovanni a Montecontieri, e di S. Ippolito a Montalceto. – La chiesa con l’annesso ospitale di S. Giovanni di Asciano divenne commenda de’cavalieri Gerosolimitani del priorato di Pisa. Essa è sotto altro titolo tuttora frequentatissima, ufiziata e mantenuta da una confraternita laicale. Esiste sopra la porta della sua facciata una iscrizione del 1323, relativa alla restaurazione del tempio di S. Maria e S. Giovanni Batista fatta dal commendatore Francesco Federigo Spadafuori.
Riferisce indirettamente alla pieve di S. Agata d’Asciano il testamento di uno dei conti Scialenghi, quando Ranieri figlio del conte Walfredo, nel luglio dell’anno 1040, destinò un vistoso legato alla chiesa di S. Martino e S.
Niccolò in Val di Chiana, consistente in varie possessioni, alcune delle quali situate nel piviere di S. Agata d’Asciano: un vigneto, cioè, posto fra la via pubblica e il Rio Cupra, e la sua porzione di terra situata in vocabulo Prato Majore et in Sculculi infra Plebem S. Agathae.
(ARCH. DELLA CATT. DI AREZZO, Carte della badia di S. Flora).
Un dinasta di Asciano, Ildebrandino del fu Cacciaguerra, nel 1169 (16 settembre) rinunziò per la sua parte la porzione di diritti su questo paese alla Repubblica di Siena, la quale, al dire di alcuni storiografi, ordinò la demolizione della rocca posta nella parte più elevata del vecchio castello presso al Prato, dove poi fu innalzata la grandiosa chiesa e convento dei Francescani minori. – Asciano però non aveva cessato d’essere sotto il dominio baronale dei conti Scialenghi, per cui i Senesi osteggiarono, e quindi per contratto del 17 aprile 1212 comprarono dai conti Ubertino e Walfredo, e l’anno appresso da altri dinasti della stessa consorteria, le respettive porzioni del castello, appartenenze e giurisdizioni si Asciano. Avanti la stessa epoca uno dei loro consorti, il conte Manente di Sarteano, potè disporre della sua quarta parte del castello d’Asciano a favore della Cattedrale e del vescovo di Chiusi, cui ben presto seguì l’annuenza del pontefice Celestino III con bolla spedita nel 1191 a Tebaldo vescovo Chiusino. (UGHELLI Ital.
Sacr.; ANN. CAMALD.).
Nel 1234 il castello di Asciano fu investito, preso e guasto insieme con 43 fra castelli, ville e rocche dai Fiorentini, che nell’anno 1174 avevano sconfitto i Senesi nella stessa contrada. – Tornato ben presto in potere della Repubblica di Siena, Asciano fu meglio fortificato, e posteriormente cinto di un nuovo e più esteso giro di mura, nel 1351; assegnando agli indigeni che vi tenevano case e poderi la contribuzione per la metà della spesa. (DEI, Cronica Senese).
Non si conoscono posteriori rinnovazioni di mura castellane intorno ad Asciano; talchè vi è ragione di credere che quelle tuttora superstiti appartenere possano alla suddetta età.
Asciano dopo l’anzidetta epoca sino ai tempi attuali seguitò fedelmente la sorte dei Senesi, i quali nel 1554 dovettero cedere al diritto del più forte chi li diede a Cosimo I per essere incorporati al suo dominio.
Comunità di Asciano. – Il territorio comunitativo di Asciano abbraccia una superficie di 62559 quadrati, de’quali quadrati 2343 sono occupati da fiumi, torrenti e da pubbliche strade con una popolazione di 6356 abitanti, corrispondente a 81 individui per ogni miglio quadrato imponibile.
Tutto il distretto acquapende nell’Ombrone, o nei torrenti suoi tributari. Esso ha la figura di un romboide, di cui l’angolo volto a maestro del capoluogo s’inoltra quattro miglia vicino a Siena, e quello che guarda a levante spingesi con un’augusta striscia di terra sino alle sorgenti del fiume Asso sul dorso di Montalceto.
Il capoluogo risiede alquanto più discosto dal confine occidentale di quel che lo sia dal lato orientale. Trovasi il suo distretto a contatto con sette Comunità; cioè con Trequanda, S. Giovanni d’Asso, Buonconvento, Monteroni, Masse di S. Martino di Siena, Castelnuovo Berardenga e Rapolano. – Fra questa ultima Comunità e quella di Trequanda entra per poche braccia di terreno la Comunità di Asinalunga sulla cima di collalto, presso la Fornace della Casa bianca e la Strada Regia Lauretana.
Quivi è un termine a 4 facce con i nomi delle 4 Comunità che sono a contatto. A partire da questo punto, volgendosi a levante incontrasi la Comunità di Trequanda, e poco distante la sorgente occidentale del fiume Asso, il di cui corso serve di limite dalla schiena di Montecalvoli sino al di sotto del poggio di collo bianco. Costà la Comunità di Asciano lascia a sinistra il fiume Asso e la Comunità di Trequanda per dirigersi da libeccio a ponente verso il borro Vespero, restando a contatto fino là con la Comunità di S. Giovanni d’Asso. Alla strada comunitativa, che da Buonconvento per Chiusure porta ad Asciano, subentra la Comunità di Buonconvento, con la quale giunge al fiume Ombrone, e di conserva lo rimontano: questa a destra, Asciano a sinistra camminando verso settentrione; finché il territorio di Asciano piega a ponente sotto la piaggia di Montacuto, lungo il borro di S. Andrea.
Al poggio di Bossinina trova la Comunità di Monteroni, dove forma un angolo sporgente per andar incontro ai fossi Causa e Villanuova, la cui piaggia rasenta sino a che trova il torrente Biena. Questo gli serve di li mite naturale sino sotto al poggio di Medane, dove fa un angolo rientrante, il cui lato destro verso ponente s’inoltra sino al fiume Arbia.
Ivi lascia la Comunità di Monteroni e trova quella delle Masse di S. Martino di Siena, con cui fronteggia per circa due miglia dal lato di maestro lungo l’argine sinistro dell’Arbia. Il quale fiume risale sino al Ponte delle Taverne; e lasciatolo a sinistra, subentra la Comunità di Castelnuovo Berardenga, con cui resta a contatto nel lato settentrionale da primo lungo la nuova strada Regia da Siena a Arezzo, quindi per l’alveo del torrente Biena sino alla Torre a Castello. Costà trova le sorgenti del borro Campaje, con cui riscende nell’Ombrone, e incontra la Comunità di Rapolano costeggiando per poco insieme con essa contro le acque del fiume prenominato, sino a che, giunto alle pendici orientali del Monte SS. Marie, corre verso levante a trovare il borro di Montecaci, quindi attraversa la via comunitativa di Rapolano, sale il poggio di Acquaviva presso alle fonti del torrente Bestina e di là entra nella strada Regia Lauretana, la quale serve di confine alle due Comunità dalla chiesa del poggio Pinci sino al poggio della Cannelle e alla Fornace della Casa Bianca, dove ritrova la Comunità di Asinalunga e un passo più oltre quella di Trequanda.
L’Ombrone e l’Arbia sono i due fiumi che passano nella Comunità di Asciano; l’Asso ne lambisce per breve tratto all’oriente i confini. – Copioso è il numero dei torrenti fossi e rii che attraversano o che hanno origine in questa stessa contrada. Il maggiore di tutti è la Biena che nasce 7 miglia toscane a settentrione di Asciano, e dopo un tortuoso giro fra le piagge cretose di Mucigliano, Leonina, Monselvoli e Medane, entra nell’Arbia 7 miglia toscane a ponente di Asciano presso a Monteroni. Più breve tragitto, ma più importante per la parte fisica ed economica è quello percorso dal borro Bestina, il quale scende dal poggio Pinci, fra rupi di spugnone tartaroso, rasentando le mura settentrionali del vecchio castello di Asciano e mettendo in moto molti mulini prima di scaricarsi nell’Ombrone.
La natura del suolo, da cui è coperta la superficie territoriale di questa estesa Comunità, appartiene nella massima parte a quel gruppo di terreni marini che alcuni geologi appellano Proteico, noto nel Senese col nome di crete, nel Volterrano e nelle Pisane colline col titolo di mattajone, o di biancane. – Consiste esso in una marna argillosa color grigio azzurrognolo copiosissima di molluschi fossili marini univalvi e bivalvi di vario genere e grandezza. – Il Dottor Annibale Baldassarri di Siena, e l’abate Ambrogio Soldani di Poppi furono dei primi naturalisti che a contare dalla metà del secolo XVIII cominciarono a studiare, e quindi con più impegno e con occhio filosofico il prof. Gaspero Mazzi va esplorando a’tempi nostri cotesta interessantissima porzione di territorio toscano.
Limitandoci noi per ora alla contrada in questione, essa, a partire dalle Taverne di Arbia sino alla sorgente dell’Asso, mostra apparentemente la porzione di un antico letto di mare sparso di tumuli e di gibbose irregolari dune, presso che tutte coperte di crete marnose conchigliari. – Screpolate ed arse nell’estiva stagione, traversate quasi a capriccio da sinuosi torrenti e fiumi, che si tracciarono la via fra altissime ripe, girando intorno a profonde voragini d’intralciati valloni, tali crete cenerognole col loro monotono aspetto producono una trista impressione agli occhi e alla mente di coloro che penetrano costà dalle ridenti popolose valli dell’Arno, della Pesa o della Chiana.
A simili crete, quasi che spogliate fra il luglio e il settembre di vita vegetativa e animale, sovrastano nei punti culminanti delle piagge, o nei luoghi più difesi dagli agenti meteorici, strati ripetuti e orizzontalmente dis posti di un tufo arenoso calcareo color leonato e friabile, sparso pur esso, sebben in minor copia, di corpi organici marini, e talvolta terrestri, i quali non di rado alternano con sedimenti ghiajosi. È in quest’ultima qualità di terreno, dove la natura mostrasi più rigogliosa, meno interrotta la vegetazione, più frequente l’abitato, in maggior copia e di qualità più salubre le acque potabili. Avvegnachè, se nelle crete allignano sì bene le graminacee e divengono cotanto saporiti i prodotti delle loro pasture, altronde preferiscono di vivere nei sovrapposti tufi, non tanto le viti, gli ulivi, e altri alberi di alto fusto, ma vi si trova maggior copia di piante dicotiledoni. Cosicché, mentre appariscono deserte le piagge cretose, nelle prominenze coperte di tufo si veggono le reliquie di numerosi castelli o rocche degli antichi conti della Scialenga, le pievi, le fattorie agrarie, e i più frequentati gruppi delle superstiti popolazioni.
Argomento plausibile che la contrada fra l’Arbia e l’Ombrone da varii secoli, trovandosi smantellata e priva di quella più fertile e forse più salutifera scorza terrosa, andò fisicamente ed economicamente deteriorando di condizione.
Diversamente vanno le bisogne intorno alle pendici dei poggi meridionali, che separano la valle dell'Ombrone da quella della Chiana. – Dalle vicinanze di Asciano sino alla vetta di Collalto la natura mostrasi costantemente operosa sotto la crosta di quei poggi, sia che si volga l’occhio a settentrione verso Rapolano,sia che uno si diriga a levante sul poggio di Montalceto. È nelle viscere di tali pendici marnose, non che di altri luoghi limitrofi, dove esiste una continua tendenza alla decomposizione reciproca dei corpi costà dentro rinchiusi; mercé cui emergono costantemente alla superficie del suolo delle sostanze gasose, carbonate e solforate unite insieme a combinazioni novelle. Donde avviene, che i poggi sopra Asciano, a partire dall’Ombrone sino alle sorgenti termali di Montalceto e alle scaturigini del borro Bestina, trovansi incrostati da un pancone di travertino simile a quello che incontrasi fra le Serre e Armajolo di Rapolano. Della quale incrostazione non solamente è formato l’alveo e le scoscese ripe lungo il corso del borro predetto, ma essa serve di fondamento alle fabbriche dello stesso capoluogo, ai campi vitiferi e agli oliveti, i quali propagano le loro radici fra le spugnose concrezioni di quelle pendici sino al livello delle sorgenti termali acidule di Montalceto sul poggio Pinci. A cotesto punto cessa il calcareo concrezionato e nel tempo stesso il cretone marnoso che lo sorregge; e tosto subentra dalla parte superiore del monte una roccia calcareo magnesiaca di colore, alle volte giallo verdastro, più spesso di un rosso acceso, ora disposta a strati e striata, ora di apparenza brecciforme e noccioluta, ricca di ferro ossidato in rosso.
Di quest’ultima varietà vidi aperte alcune cave fra i boschi di lecci sulle spalle di Montalceto a levante delle strada Regia Lauretana, la di cui massicciata viene conservata con la rifioritura di tali brecce calcareo ferruginose. Mentre rocce siffatte si prestano favorevolmente alla manutenzione delle strade rotabili, i spugnoni concrezionati e ridotti in travertini, come sono quelli al poggio Pinci, forniscono ottimo materiale all’arte edificatoria, intanto che le acque acidule termali di Montalceto prestano un rimedio potentissimo all’arte medica. – Vedere MONTALCETO, e ACQUE MINERALI.
Un altro prodotto minerale di questa Comunità utile all’arte vetraria è quello di una minuta arena quarzosa che cavasi sulla vetta del monte presso la strada Regia Lauretana poco innanzi di arrivare alla Fornace di Casabianca, e in altri contorni sulla schiena di Montecalvoli e di Collalto.
Fra i principali generi agrarii della Comunità di Asciano occupano il primo posto i cerali, dei quali sono feracissime produttrici le estese sue crete, cui succedono immediatamente i pascoli che alimentano i mercati di Siena e delle Terre limitrofe per la copia vistosa di allievi vitellini e pecorini, otre i grassi e saporiti lattic ini che danno le mandre indigene, o quelle che si conducono a pascolare in coteste crete.
L’ulivo, la vigna e il frutto dei gelsi sono la risorsa maggiore dei poggi che spalleggiano da grecale a libeccio la Comunità sino alla terra di Asciano. Il gelso per altro e la vite con altri alberi da frutto s’incontrano anche nelle piagge meridionali, e più frequenti si trovano lungo l’Arbia. La coltivazione della ricca pianticella tintoria del zafferano orientale, che sì bene prosperava nelle terre cretacee nei primi secoli dopo il mille, e del di cui prodotto fanno fede il Mattioli, e prima di lui i documenti dei secoli XII, XIII, e XIV, questa coltivazione da lunga pezza fu trasandata nella Comunità di Asciano e nelle crete di Val d’Ombrone, dove soleva seminarsi a campi come le piante leguminose. – Vedere VERGELLE.
Ha preso invece credito la coltura di un altro bulbo, la patata, dopo specialmente quella trista annata del 1817 che fece convertire anche i più recalcitranti contro l’uso di questa facile e sicura ancora di salvezza corporale e nutritiva.
Scarseggiano, già dissi, nelle crete di Asciano gli alberi di alto fusto, i quali altronde in grande estensione sogliono prosperare e vivere in famiglia sulle alture e nei poggi all’oriente e scirocco del capoluogo ves titi di castagni, di lecci, di cerri, di albatri, e di altre piante boschive. Quivi trovano copioso nutrimento, le mandre di pecore, quelle di majali; e di qua traggono materia all’opera manifatturiera alcune arti che si esercitano in Asciano e nella sua Comunità, fra le quali molte fornaci da calcina e da mattoni, due da majoliche e terraglie comuni, mentre la fabbrica di vetri cessò ivi alla nostra età, senza però cessare la fornitura delle vesti ai vetri delle fornaci di Trequanda e Scrofiano.
Dopo il regolamento economico dato alla Comunità di Asciano dalla mano benefica di LEOPOLDO I, nel dì 9 dicembre 1777, furono riuniti in un solo magistrato comunitativo per risiedere in Asciano i rappresentanti di tre antiche Comunità e di 27 comunelli o popolazioni comprese nel già descritto circondario.
Erano nel numero delle prime Asciano, Chiusure e Monte SS. Marie.
Chiamavansi Comunelli, i seguenti villaggi: 1. Calceno; 2. Cortine; 3. Casale de’frati; 4. Castelnuovo Bersi; 5.
Funino; 6.Grania; 7. Leonina; 8. Locano; 9. Medane Chigi; 10. Medane Spennazzi; 11. Melanino; 12.
Monselvoli ; 13. Monte Baroni; 14. Monte Cerconi; 15.
Monte franchi; 16. Montalceto; 17. Montauto Giuseppi; 18. Montecalvoli; 19. S. Martino in Grania; 20.
Mucigliano; 21. Rencini; 22. Roffeno; 23. Ripa sotto Modine; 24. Torre a Castello; 25. Vescona (S. Giovanni); 26. Vescona (S. Florenzo); 27. Villanuova.
Attualmente le sunnominate 30 contrade sono riunite in 17 popoli o parrocchie, come risulta dal prospetto qui appresso, dove sono indicate le frazioni di sei popoli, le chiese de’quali trovansi situate ed appartengono ad altre Comunità.
Attraversa il territorio di quella di Asciano nella sua maggiore lunghezza, da maestro a levante scirocco, la strada Regia Lauretana,oltre varie Comunitative rotabili, la quali staccansi dal capoluogo o dalla strada Regia suddetta. Una di esse esce da Asciano per la porta di Chiusure conduce al castello di questo nome, al Monte Oliveto Maggiore, e di là a Buonconvento. Due altre vie comunitative si staccano dalla Regia Lauretana sopra al subborgo del Prato, una delle quali dirigesi a greco per le Serre e a Rapolano, e l’altra a scirocco fra Chiusure e Montalceto sale a Trequanda. Finalmente una quarta esce dal subborgo inferiore di Campalboli, e rimontando alla destra ripa dell’Ombrone, conduce a Monte Sante Marie.
È compresa nel territorio, sei miglia toscane a ostro libeccio di Asciano, la grandiosa badia di Monte Oliveto Maggiore nel popolo di Chiusure.
Il Potestà di Asciano per le cause criminali di pende dal Vicario R. di Asinalunga, mentre questi per gli atti di polizia e governativi riferisce col Governo di Siena.
La Cancelleria Comunitativa di Asciano è di quarta classe. Essa comprende le Comumità di Asciano, di Rapolano e di Castelnuovo Berardenga. Risiede in Asciano un ingegnere di Circondario del Dipartimento di ponti e strade. La conservazione delle Ipoteche e l’ufizio del Registro di questa Comunità è in Siena.
La Comunità di Asciano mantiene un maestro di scuole elementari, due medici ed un chirurgo.
Vi ha luogo ogni venerdì un mercato settimanale di bestiame, granaglie e mercerie.
Vi si tengono 5 fiere per anno; il 4 di febbrajo il 26 aprile; l’11 e 12 giugno; il 10 agosto, e la quinta nel lunedì dopo la terza domenica di settembre.
Asciano fu patria di varii uomini di merito. Fra i pittori fiorì un Giovanni detto da Asciano; fra gli ascetici un Fra Girolamo Generale degli Ingesuati; fra i valorosi di cuore e di mano quel campione Guido d’Asciano, il quale nel 1376 insieme con Betto Biffoli di Firenze combattè corpo a corpo di faccia a due eserciti quelli orgogliosi Brettoni, che dileggiando la nazione e il valore degli italiani, offesero più specialmente l’onore dei fiorentini.
(AMMIRATO Historiae fiorentinae Lib. XIII).
POPOLAZIONE della Comunità di ASCIANO distribuita per Parrocchie - nome del luogo: ASCIANO, titolare della Chiesa: S.
Agata (Collegiata), diocesi da cui dipende: Arezzo, abitanti n° 2465 - nome del luogo: Badia a Roffeno, titolare della Chiesa: SS. Jacopo e Cristofano, diocesi da cui dipende: Arezzo, abitanti n° 217 - nome del luogo: Can a Grossennano, titolare della Chiesa: S. Maria Assunta, diocesi da cui dipende: Pienza, abitanti n° 157 - nome del luogo: Chiusure, titolare della Chiesa: S.
Michele, diocesi da cui dipende: Pienza, abitanti n° 526 - nome del luogo: Creta, titolare della Chiesa: S. Vito (Pieve), diocesi da cui dipende: Arezzo, abitanti n° 456 - nome del luogo: *Grania, titolare della Chiesa: S.
Martino, diocesi da cui dipende: Siena, abitanti n° 131 - nome del luogo: Leonina, titolare della Chiesa: S.
Bartolommeo, diocesi da cui dipende: Siena, abitanti n° - nome del luogo: Montacuto, titolare della Chiesa: S.
Andrea, diocesi da cui dipende: Siena, abitanti n° 312 - nome del luogo: Montalceto, titolare della Chiesa: SS.
Alberto e Sabino, diocesi da cui dipende: Arezzo, abitanti n° 213 -nome del luogo: Montecalvoli, titolare della Chiesa: SS.
Jacopo e Cristofano, diocesi da cui dipende: Arezzo, abitanti n° 201 - nome del luogo: Montecerconi, titolare della Chiesa: S.
Clemente, diocesi da cui dipende: Arezzo, abitanti n° - nome del luogo: Montecontieri, titolare della Chiesa: S.
Giovanni Evangelista, diocesi da cui dipende: Arezzo, abitanti n° 130 - nome del luogo: Mucigliano, titolare della Chiesa: S.
Andrea (Pieve), diocesi da cui dipende: Arezzo, abitanti n° 81 - nome del luogo: *S. Nazzario di Chiusi, titolare della Chiesa: S. Nazzario, diocesi da cui dipende: Siena, abitanti n° 251 - nome del luogo: *Torre a Castello, titolare della Chiesa: S. Maria, diocesi da cui dipende: Arezzo, abitanti n° 233 - nome del luogo: Vescona o Pievina, titolare della Chiesa: S. Giovanni Battista (Pieve), diocesi da cui dipende: Arezzo, abitanti n° 134 -nome del luogo: Vescona Villa, titolare della Chiesa: S.
Florenzo, diocesi da cui dipende: Arezzo, abitanti n° 156 Frazioni di popolazioni, le cui chiese sono situate fuori della Comunità di ASCIANO - nome del luogo: Belsedere, titolare della Chiesa: S.
Antonio abate, comunità in cui risiede: Trequanda, abitanti n° 74 - nome del luogo: Collanza, titolare della Chiesa: S.
Giovanni Batista, comunità in cui risiede: Masse di S.
Martino, abitanti n° 55 - nome del luogo: Guistrigona, titolare della Chiesa: S.
Donato, comunità in cui risiede: Castelnuovo Berardenga, abitanti n° 21 - nome del luogo: Presciano, titolare della Chiesa: S.
Paolo, comunità in cui risiede: Castelnuovo Berardenga, abitanti n° 88 - nome del luogo: Rapolano, titolare della Chiesa: S.
Maria Assunta abate, comunità in cui risiede: Rapolano, abitanti n° 78 - nome del luogo: Seravalle, titolare della Chiesa: S.
Lorenzo, comunità in cui risiede: Buonconvento, abitanti n° 12 Totale abitanti n° 6356 POPOLAZIONE della Comunità di ASCIANO a tre epoche diverse - popolazione dell'anno 1640, abitanti n°4618 - popolazione dell'anno 1745, abitanti n°4677 - popolazione dell'anno 1833, abitanti n°6356 N. B. L'asterisco * indica che una porzione di quel popolo appartiene ad altre Comunità sotto il cui Articolo verrà riportata la sua frazione.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 151.