BERARDENGA (CASTELNUOVO DELLA)
in Val dâOmbrone senese.
Castello ora Terra distinta, capoluogo di ComunitĂ e di Potesteria nella Diocesi di Arezzo, Compartimento di Siena.
Risiede in amena collina costeggiata dallâOmbrone che la bagna dal lato orientale e dal torrente Malena che le scorre dalla parte occidentale, sul trivio delle antiche strade che da Siena, dal Val dâArno superiore e dalla Val di Chiana vengono costĂ a riscontrarsi. Trovasi Castelnuovo fra il grado 29° di longitudine e 43° 21â di latitudine, 10 miglia toscane a levante di Siena, 31 a libeccio ponente di Arezzo, e 20 a ostro di Montevarchi.
Se questa Terra non deve la sua fondazione ai conti della Berardenga, dei quali conserva il nome la contrada, fu però in mezzo alle possessioni di quei dinasti, dove la Repubblica di Siena ebbe cura di erigere un nuovo e ben munito castello nella mira dâimpedire il passaggio alle bande ostili che dallâaretino e fiorentino contado per questo lato frequentemente solevano capitare.
Dai documenti superstiti negli archivi senesi, e dalle loro cronache si rileva che lâerezione di questo castello fu deliberata nel gran consiglio della Repubblica li 26 luglio del 1366 ad oggetto, dice il decreto, di salvare i circonvicini abitanti dai saccheggi delle compagnie inglesi. â A questâepoca la parte superiore del colle venne circondata di mura castellane affidandone la direzione (1373 e 1374) a Mino Dei di Siena. Contemporaneamente alla sua fondazione fu dato a Castelnuovo uno statuto comunitativo aggregando al suo distretto i comunelli di Guistrigona, Pacina, Sestano, Ripalta, S. Giusto fuori di Castelnuovo, S. Quirico, Curina, Cerro grosso, Arceno, Orgiale, Nebbina, Vacchereccia, e Valcortese. (PECCI, Stato Senese antico e moderno, volume 2.) A distinguerlo da tanti vecchi castelli della Berardenga, fu dato a questo il nome di nuovo, tanto piĂš che a poca distanza esistevano altri casali col semplice indicativo di Castello, siccome lo era la Torre a Castello, quello sopra la Badia Berardenga, detto il Castello di Monistero, e un altro presso il torrente Lavarnino, denominato Castello in Villa.
Lâantica chiesa parrocchiale (S. Giusto) situata poco lungi da Castelnuovo è rammentata molto tempo prima che fossero edificate le mura di questa Terra: ed è fra le filiali della vicina antichissima pieve di Pacina, nota per l prime risse fra i senesi e gli aretini accadute costĂ sino dal secolo VII a cagione di diritti diocesani.
La moderna sotto lâinvocazione dei SS. Giusto e Clemente trovasi dentro il recinto delle mura castellane presso i palazzi dei signori Bulgarini e Saracini, oggi di proprietĂ ambedue di questâultima casa, situati in cima alla strada maggiore che attraversa in linea retta il vecchio castello, sotto al quale è una grossa borgata con piazza e pretorio, e poco discosto di lĂ un vasto prato per le fiere e mercati.
Non erano appena compite le mura di Castelnuovo che Giovanni Auguto alla testa di un esercito fiorentino, nel 1382 sopraggiunse, e in questa posizione investĂŹ, disperse e il bottino carpito ritolse alla temuta compagnia dellâUncino. (AMMIR., Istor. fior. lib. XIV.) Fu tentato altre volte (1478 e 1479) di sorprendere e togliere ai senesi questo baluardo dallâoste fiorentino; al quale intento insidiosamente dieci anni dopo pervenne una fazione di banditi senesi scortata da Camillo Vitelli.
Non fu per questo la vittoria agli aggressori di lieto fine mediante la successiva marcia di duemila soldati costĂ diretti dalla Repubblica per ricuperarle Castelnuovo.
(MURAT. R. Ital. Script. in Cronac. Allegretti.) Tali eventi ed altre circostanze obbligarono i governanti della Repubblica di Siena ad aumentare col presidio le fortificazioni di questo importante castello. Lo che fu eseguito sul cadere del secolo XV, circondando di un nuovo giro di mura quelle del castello preesistente, corroborate da sette torri, una sola delle quali sussiste tuttora dovâè il pubblico orologio.
Nel 1511, mentre i signori Nove dominavano lo stato di Siena quasi da assoluti oligarchi, fu da essi ceduto Castelnuovo a Belisario Bulgarini, che sotto lo specioso titolo di Potestà , per alcuni anni vi si mantenne pressochè assoluto signore. A questi subentrò un individuo della famiglia Bellarmati, che vi si tenne arbitro fino al 1526.
Riacquistato Castenuovo alla Repubblica senese, essa generosamente accolse in questa terra, nel 1527, Carlo di Borbone mentre recavasi con lâesercito imperiale a saccheggiare Roma, e nel 1538 in questo stesso luogo fu ricevuto da una deputazione senese il pontefice Paolo III, allâoccasione di passare in Francia.
Nel 1554 Castelnuovo Berardenga subĂŹ la sorte della madre patria, incorporata al dominio assoluto del primo Granduca di Toscana, dopo aver dovuto ricevere ospiti non graditi negli Austro-Ispari condotti dal conte di S.
Fiora e dal marchese di Marignano. I quali capitani con le loro bande passarono per Castelnuovo, dove pure nel 1494 erano trapassati 6000 lance Svizzere, mentre con lâesercito di Carlo VIII sâincamminavano alla volta di Napoli. (MURAT. R. I. Script., Cron. Allegretti.) ComunitĂ della Berardenga. â Il territorio che costituisce la ComunitĂ di Castenuovo Berardenga è di cotal forma irregolare da poterlo dividere in due sezioni, le quali attualmente non hanno fra loro che un solo punto di contatto bastante appena per il passaggio di una strada per arrivare a un ponte che cavalca il fiume Arbia presso il mulino di Pianella. Ă in questo punto sino dove sâinternano e quasi si toccano i territorj delle ComuitĂ di Gajole e delle Masse di S. Martino di Siena.
Tutta la superficie territoriale della Berardenga dopo lâattivazione del catasto (1 gennanio 1834) occupa 51958 quadrati, dai quali sono da detrarsi 1296 quadrati per alvei di torrenti, fiumi e pubbliche strade. Vi si conta nel totale una popolazione di 6663 persone, a ragione di 105 abitanti per ogni miglio quadrato di suolo imponibile. â La sezione maggiore posta alla sinistra dellâArbia ascende a 34016 quadrati; quella alla destra del nominato fiume non oltrepassa 17942 quadrati. Da questo ultimo lato sono state tolte alla ComunitĂ Berardenga tre popoli posti fra Vico dâArbia le Taverne e il torrente Bozzone, ed ha invece acquistato quello di Cellole in Pontignano.
Il territorio della Berardenga è costeggiato da otto ComunitĂ , due delle quali per opposta direzione sâinternano lungo le rive dellâArbia sino alla tangente che attacca le due sezioni territoriali della ComunitĂ di Castenuovo al ponte a Pianella. â A partire dellâanzidetto punto di contatto la sezione oltrâArbia confina dal lato meridionale con la ComunitĂ delle Masse S. Martino presso Montechiaro, e di lĂ per una linea diretta a maestro passa a settentrione di Larniano: quivi voltasi a ponente per S. Miniato a Cellole, attraversa la strada di Vagliagli onde giungere a quella provinciale dalle Castellina; lungo la quale, piegando da ponente a settentrione si dirige di fronte al territorio di Monteriggioni verso il poggio di Querce grossa sino alle sorgenti del torrente Staggia.
CostĂ incontra a confine la ComunitĂ della Castellina, con la quale, piegando a grecale sale il poggio di Vagliagli, e di lĂ riscende nellâopposta pendice per il borro deâRomiti, il quale unito a quello di S. Polo forma confine fra le ComunitĂ di Radda e di Castelnuovo sino alla confluenza del sudd. borro nellâArbia sotto la villa dellâAjole.
AllâArbia subentra la ComunitĂ di Gajole, con la quale per lungo cammino fronteggia quella di Castelnuovo, non solamente lungo lâalveo del fiume sino al ponte a Pianella, ma ancora dal lato orientale, mentre si allontana dallâArbia medesimo.
Nella sezione posta alla destra del fiume la ComunitĂ Berardenga rimonta con lâultima verso levante grecale nel Chianti alto per i poggi di S. Giusto alle monache e di S.
Felice in Pincis sino alla base occidentale di Monteluco Berardenga. Ă in questa criniera di monti, da S. Gusmè a Monteluco, dove si separano le acque fra due gran valli della Toscana, dove hanno umile principio il torbido Ombrone, e la limpida Ambra; è costĂ dove la ComunitĂ della Berardenga abbandona quella di Gajole, e volgendosi da levante-grecale a scirocco scende dal Chianti nella Val dâAmbra. Ivi incontra la ComunitĂ del Bucine, con la quale costeggia lungo il torrente dellâAmbrella sino dopo la sua unione con lâAmbra, che presto lascia alla sinistra per rimontare lâopposta pendice di Montalto e ritornare nella valle dellâOmbrone lungo il torrente Coggia. Al di lĂ del torrente trova la ComunitĂ di Rapolano, con la quale fronteggia sino sotto al poggio di Torre a Castello. Qua trova il territorio di Asciano, di fronte a cui sâincammina fra la ripa destra del torrente Biena e la nuova strada Regia aretina sino al ponte delle Taverne dâArbia, dove ritrova la ComunitĂ delle Masse S.
Martino, con la quale rimonta lâArbia per sino al ponte a Pianella, lĂ dove le due sezioni territoriali tornano a contatto.
Nel perimetro delle due descritte sezioni della ComunitĂ Berardenga era nei tempi trapassati compresa anche la ComunitĂ di S. Gusmè, stata poi riunita allâaltra di Castelnuovo. â Tutte insieme contavano 38 ville o comunelli, oltre i due castelli prenominati.
I nomi di tali comunelli erano i seguenti: 1. Abbadia a Monistero; 2. S. Ansano a Dofana; 3.
Arceno; 4. Barca e Gazzaja; 5.Curina; 6. Chieci; 7.
Coscona e Coschine; 8. Cerreto e Vitignano; 9. Castello in Villa; 10. Catignano; 11. S. Felice in Pincis; 12.
Canonica a Cerreto; 13. Guistrigona; 14. Larniano; 15.
S. Lorenzo a Bossi; 16. Montalto-Berardenga; 17.
Montechiaro e Ferrajolo; 18. Misciano; 19. Monistero dâOmbrone; 20. Montaperto o Dofana; 21. Pancole; 22.
Petrojo a Querce grosso; 23. S. Piero in Barca; 24. S.
Pietro a Caspreno; 25. Pieve al Bozzone; 26. Pieve a Pacina; 27. Pontignano e Pontignanello; 28. Presciano; 29. Querce grossa; 30. Quietole e Mocenni; 31. Ripalta; 32. Ripa a Querce grossa; 33. Rosennano; 34. Sesta e Villa a Sesta; 35. Selvoli e Pieve Asciata; 36. Taverne dâArbia; 37. Vagliagli; 38. Vico dâArbia.
Il solo giusdicente di Castelnuovo Berardenga soprassedeva a tutti i luoghi sunnominati, con lâobbligo al notaro di portarsi tutti martedĂŹ a S. Gusmè per ricevere gli atti giudiciarj di quella parte di territorio.
Con motuproprio del 2 giugno 1777 i 38 comunelli componenti allora le due ComunitĂ di S. Gusmè e di Castelnuovo, furono riuniti in una piĂš uniforme amministrazione economica, dichiarando solo capoluogo questâultima Terra, dove faceva, come al presente fa ragione, nelle cause civili un PotestĂ , il quale per il criminale e per il politico dal Governo di Siena direttamente dipende.
Con lâattivazione del nuovo catasto alcune ville o comunelli, compresi nelle popolazioni di Vico dâArbia, della Pieve al Bozzone e di Presciano, sono stati staccati dalla ComunitĂ della Berardenga, e aggregati a quella delle Masse del Terzo S. Martino, mentre questâultima a ceduto alla Berardenga il popolo di Cellole presso Pontignano.
Tutte le parrocchie alla sinistra dellâArbia dipendono dalla Diocesi di Arezzo, ad onta che lâintero territorio della Berardenga sino al secolo VIII fosse sotto la civile e politica giurisdizione di Siena â Vedere AREZZO E SIENA.
La fisica struttura dal suolo che cuopre la superficie territoriale di questa ComunitĂ appartiene a due formazioni distinte. La prima partecipa specialmente del terreno stratiforme dellâAppennino (calcareo compatto e grès antico); il quale propagasi dai monti del Chianti sino alla strada provinciale che da Siena per Vico dâArbia porta a Castelnuovo. Lâaltra qualitĂ entra nella classe deâterreni terziarj marini che si estendono, e ricuprono, non solamente la sezione orientale della ComunitĂ Berardenga, ma ancora la massia parte della valle dellâOmbrone superiore e delle sue tributarie. â Vedere ARBIA e OMBRONE.
Sono formate di questâultimo terreno le irregolari e sgrottate piagge, le gibbose colline intorno alle quali per tortuosi andirivieni si aggirano i torrenti, i fossi e i fiumicelli che nascono o che trapassano per il territorio in questione. â Il quale terreno si presenta costĂ , come nella vicina ComunitĂ di Asciano, e ripiani e per depositi dâindole e di colore lâuno dallâaltro diversi fra loro.
Il superiore, ossia quello che resta nella parte piĂš elevata delle piagge meno manomesse dallâarte e dagli agenti meteorici, è un tufo o sabbione giallo-rossastro contenete residui di fossili organici terrestri e marini. Lâinferiore, che è la vera creta dei senesi, e che predomina nella Berardenga al pari che nellâAscialenga contrada, spetta alla marna conchigliare, ossia allâargilla grigia cerulea, la quale costituisce e ricuopre molte valli subappenine della Toscana.
Ă in questâultima specie di terreno, alla sinistra del torrente Malena, dove scaturisce lâacqua salsa descritta allâarticolo Bagno dâAcqua Borra. Allâincontro la abbandonate solfatare sotto il poggio di Vagliagli, e quelle recentemente scoperte presso lâAjola, si trovano sullâestrema linea delle rocce stratiformi compatte che costituiscono la diramazione appenninica del Chianti.
Variano nella Berardenga le produzioni di suolo a seconda della struttura e formazione fisica del terreno.
La selva forte di specie diverse di querci, da cui ebbero nome i castelli di Selvoli, Querce grossa, Cerreto, Pieve Asciata ec. riveste tuttora una parte settentrionale del suo territorio. Dove le foreste sono atterrate, prosperano gli ulivi, le viti, i gelsi e altre piante fruttifere di ogni qualitĂ ; alla quale fertilitĂ contribuisce eziandio il clima temperato di questa contrada. Buoni vini, saporiti pascoli e copiose granaglie producono le crete, sebbene piĂš fruttifere siano le piagge che non furono smantellate del superiore sabbione o tufo marino.
Accreditati sono i vini nei pressi di Castenuovo e nella parte settentrionale e occidentale della ComunitĂ sui monti del Chianti alto; eccellenti sono i caci, ed ottimo è lâolio che sĂŹ negli uni che nelle altre si raccoglie. â Vedere ASCIANO.
Nei seni lungo le ripe dellâOmbrone, dellâArbia, dei torrenti Coggia, Biena, Scheggiolla ed altri fossi minori si coltiva e si raccoglie molta canapa. Il bestiame pecorino nelle crete, e i majali nei poggi sassosi e selvosi del Chianti somministrano due articoli importantissimi di lucro per i possidenti terrieri ed i commercianti.
La maggior parte del suolo è posseduta da nobili famiglie senesi, le quali hanno convertito in case di amministrazione rurale, o in ville di delizia, tante rocchette, casseri, castellari e torricelle segnalate dalle cronache fiorentine e senesi sotto i nomignoli di Valcortese, Querce grossa, Selvoli, Sestano, Sesta, Arceno, Orgiale, Dofana, Pieve Asciata, oltre il castellare di Montaperto e dei sottoposti campi, dove nel 1260 seguĂŹ: Lo strazio e il grande scempio, Che fece lâArbia colorata in rosso.
Molte sono le strade rotabili che passano per il territorio di Castelnuovo della Berardenga; la piĂš grandiosa di tutte è la regia che, andando da Siena a Arezzo, attraversa il territorio della Berardenga alla sinistra dellâArbia.
La strada provinciale del Chianti, la quale è rotabile da Siena fino a S. Gusmè, è tracciata in poca distanza dal confine settentrionale della ComunitĂ . Unâaltra strada provinciale, detta della Berardenga, conduce da Siena a Castelnuovo; dalla quale Terra si staccano altre vie rotabili comunitative, oltre quella che dal ponte di Grillo passa per Rapolano e le Vallesi in Val di Chiana. Ă questa una delle piĂš antiche strade frequentate dai fiorentini, perugini, e aretini, quando per il poggio di S. Cecilia ostilmente penetravano nella Berardenga contrada.
Tanto la via delle Vallesi, quanto altre vecchie strade della Berardenga sentendo i danni della loro etĂ , gli fanno risentire pur anco alla Terra di Castenuovo per la minor concorrenza di popolo, specialmente dopo lâapertura di nuovi grandi cammini che da Siena per altre direzioni in Val di Chiana conducono.
La coltura dei bachi da seta è assai estesa in questa Comunità dove esistono varie tratture. La raccolta della canapa occupa un buon numero di telai, sia nel capoluogo che nella campagna.
In molti altri telai si tessono panni di lane provenienti per la maggior parte della vicina Val di Chiana. Lo che fornisce materia di lavoro a tre tintorie e ad altrettante gualchiere situate fuori di Castenuovo.
Per giovare al commercio e allâindustria agraria del paese fu accordato sino dalla sua origine a Castelnuovo un mercato settimanale, che cade nel giorno di lunedĂŹ.
Il quale mercato, in vista della vicinanza e rapporti con Siena e con diverse Terre non lungi dalla Berardenga, potrĂ divenire ognor piĂš proficuo al paese, tosto che migliorate saranno le diverse strade che da Castelnuovo si diramano.
Molto piĂš ravvivate sono tre annue fiere che in Castelnuovo si fanno nel lunedĂŹ dopo la solennitĂ di Pentecoste, nel 25 luglio e nel 4 ottobre.
Risiede in Casteluovo un medico e un maestro di rudimenti elementari. La sua Cancelleria è in Asciano.
Lâuffizio di Esazione del Registro, la Conservazione delle Ipoteche e la Ruota sono in Siena.
POPOLAZIONE della ComunitĂ di CASTELNUOVO BERARDENGA a tre epoche diverse Popolazione dell'anno 1640 - CASTELNUOVO BERARDENGA, abitanti n° 202 - S. GUSMĂ di CAMPI, abitanti n° 269 - Masse dei 38 Comunelli retronominati, abitanti n° 3231 - Totale abitanti n° 3702 Popolazione dell'anno 1745 - CASTELNUOVO BERARDENGA, abitanti n° 593 - S. GUSMĂ di CAMPI, abitanti n° 563 - Masse dei 38 Comunelli compresi in15 parrocchie, abitanti n° 3309 - Totale abitanti n° 4465 Popolazione del 1833 nei limiti dell'attuale ComunitĂ - nome del luogo: Barca, titolare della chiesa: S. Pietro (Cura), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 146 - nome del luogo: Bossi, titolare della chiesa: S. Andrea (Cura), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 196 - nome del luogo: CASTELNUOVO BERARDENGA, titolare della chiesa: SS. Giusto e Clemente (Prioria), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 939 - nome del luogo: Cellole in Pontignano, titolare della chiesa: S. Martino (Cura), Diocesi cui appartiene: Siena, abitanti n° 357 - nome del luogo: Cerreto alla Canonica, titolare della chiesa: SS. Pietro e Paolo (Pieve), Diocesi cui appartiene: Siena, abitanti n° 325 - nome del luogo: Cerreto a Vitignano, titolare della chiesa: S. Giovanni Batista (Cura), Diocesi cui appartiene: Siena, abitanti n° 136 - nome del luogo: Dofana, titolare della chiesa: S. Ansano (Prioria), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 118 - nome del luogo: Dofana e Montaperto, titolare della chiesa: S. Maria (Cura), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 238 - nome del luogo: *Guistrigona alla Canonica, titolare della chiesa: S. Donato (Cura), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 224 - nome del luogo: S. GUSMĂ, titolare della chiesa: SS.
Cosimo e Damiano (Cura), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 642 - nome del luogo: Monistero d'Ombrone, titolare della chiesa: SS. Jacopo e Cristofano (Cura), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 501 - nome del luogo: Pacina, titolare della chiesa: S. Maria Assunta (Pieve), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 523 - nome del luogo: Pieve Asciata, titolare della chiesa: S.
Giovanni Batista (Pieve), Diocesi cui appartiene: Siena, abitanti n° 487 - nome del luogo: Pincis, titolare della chiesa: S. Felice in (Pieve), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 156 - nome del luogo: *Querce grossa, titolare della chiesa: SS. Jacopo e Niccolò (Prioria), Diocesi cui appartiene: Siena, abitanti n° 261 - nome del luogo: Rosennano, titolare della chiesa: S.
Bartolommeo (Prioria), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 141 - nome del luogo: Sestano, titolare della chiesa: S.
Bartolommeo (Cura), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 133 - nome del luogo: Vagliagli e Coschine, titolare della chiesa: S. Cristofano (Prioria), Diocesi cui appartiene: Siena, abitanti n° 430 - nome del luogo: Villa a Sesta, titolare della chiesa: S.
Maria (Cura), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° - Somma abitanti n° 6249 Frazioni di Popolazioni, la cui chiesa è situata fuori di Comunità - Nome del luogo:Basciano, titolare della chiesa: S.
Giovanni Evangelista, comunità cui appartiene: Monteriggioni, abitanti n° 278 - Nome del luogo: Conio, titolare della chiesa:S. Leonino, comunità cui appartiene: Castellina, abitanti n° 9 - Nome del luogo: Paterno, titolare della chiesa: S.
Fedele, comunità cui appartiene:Radda, abitanti n° 114 - Nome del luogo: Torre a Castello, titolare della chiesa: S. Maria, comunità cui appartiene:Asciano, abitanti n° 13 - Somma abitanti n° 414 - TOTALE abitanti n° 6663 L'aterisco (*) indica che una frazione di popolo al 1833 entrava in un'altra Comunità .
Risiede in amena collina costeggiata dallâOmbrone che la bagna dal lato orientale e dal torrente Malena che le scorre dalla parte occidentale, sul trivio delle antiche strade che da Siena, dal Val dâArno superiore e dalla Val di Chiana vengono costĂ a riscontrarsi. Trovasi Castelnuovo fra il grado 29° di longitudine e 43° 21â di latitudine, 10 miglia toscane a levante di Siena, 31 a libeccio ponente di Arezzo, e 20 a ostro di Montevarchi.
Se questa Terra non deve la sua fondazione ai conti della Berardenga, dei quali conserva il nome la contrada, fu però in mezzo alle possessioni di quei dinasti, dove la Repubblica di Siena ebbe cura di erigere un nuovo e ben munito castello nella mira dâimpedire il passaggio alle bande ostili che dallâaretino e fiorentino contado per questo lato frequentemente solevano capitare.
Dai documenti superstiti negli archivi senesi, e dalle loro cronache si rileva che lâerezione di questo castello fu deliberata nel gran consiglio della Repubblica li 26 luglio del 1366 ad oggetto, dice il decreto, di salvare i circonvicini abitanti dai saccheggi delle compagnie inglesi. â A questâepoca la parte superiore del colle venne circondata di mura castellane affidandone la direzione (1373 e 1374) a Mino Dei di Siena. Contemporaneamente alla sua fondazione fu dato a Castelnuovo uno statuto comunitativo aggregando al suo distretto i comunelli di Guistrigona, Pacina, Sestano, Ripalta, S. Giusto fuori di Castelnuovo, S. Quirico, Curina, Cerro grosso, Arceno, Orgiale, Nebbina, Vacchereccia, e Valcortese. (PECCI, Stato Senese antico e moderno, volume 2.) A distinguerlo da tanti vecchi castelli della Berardenga, fu dato a questo il nome di nuovo, tanto piĂš che a poca distanza esistevano altri casali col semplice indicativo di Castello, siccome lo era la Torre a Castello, quello sopra la Badia Berardenga, detto il Castello di Monistero, e un altro presso il torrente Lavarnino, denominato Castello in Villa.
Lâantica chiesa parrocchiale (S. Giusto) situata poco lungi da Castelnuovo è rammentata molto tempo prima che fossero edificate le mura di questa Terra: ed è fra le filiali della vicina antichissima pieve di Pacina, nota per l prime risse fra i senesi e gli aretini accadute costĂ sino dal secolo VII a cagione di diritti diocesani.
La moderna sotto lâinvocazione dei SS. Giusto e Clemente trovasi dentro il recinto delle mura castellane presso i palazzi dei signori Bulgarini e Saracini, oggi di proprietĂ ambedue di questâultima casa, situati in cima alla strada maggiore che attraversa in linea retta il vecchio castello, sotto al quale è una grossa borgata con piazza e pretorio, e poco discosto di lĂ un vasto prato per le fiere e mercati.
Non erano appena compite le mura di Castelnuovo che Giovanni Auguto alla testa di un esercito fiorentino, nel 1382 sopraggiunse, e in questa posizione investĂŹ, disperse e il bottino carpito ritolse alla temuta compagnia dellâUncino. (AMMIR., Istor. fior. lib. XIV.) Fu tentato altre volte (1478 e 1479) di sorprendere e togliere ai senesi questo baluardo dallâoste fiorentino; al quale intento insidiosamente dieci anni dopo pervenne una fazione di banditi senesi scortata da Camillo Vitelli.
Non fu per questo la vittoria agli aggressori di lieto fine mediante la successiva marcia di duemila soldati costĂ diretti dalla Repubblica per ricuperarle Castelnuovo.
(MURAT. R. Ital. Script. in Cronac. Allegretti.) Tali eventi ed altre circostanze obbligarono i governanti della Repubblica di Siena ad aumentare col presidio le fortificazioni di questo importante castello. Lo che fu eseguito sul cadere del secolo XV, circondando di un nuovo giro di mura quelle del castello preesistente, corroborate da sette torri, una sola delle quali sussiste tuttora dovâè il pubblico orologio.
Nel 1511, mentre i signori Nove dominavano lo stato di Siena quasi da assoluti oligarchi, fu da essi ceduto Castelnuovo a Belisario Bulgarini, che sotto lo specioso titolo di Potestà , per alcuni anni vi si mantenne pressochè assoluto signore. A questi subentrò un individuo della famiglia Bellarmati, che vi si tenne arbitro fino al 1526.
Riacquistato Castenuovo alla Repubblica senese, essa generosamente accolse in questa terra, nel 1527, Carlo di Borbone mentre recavasi con lâesercito imperiale a saccheggiare Roma, e nel 1538 in questo stesso luogo fu ricevuto da una deputazione senese il pontefice Paolo III, allâoccasione di passare in Francia.
Nel 1554 Castelnuovo Berardenga subĂŹ la sorte della madre patria, incorporata al dominio assoluto del primo Granduca di Toscana, dopo aver dovuto ricevere ospiti non graditi negli Austro-Ispari condotti dal conte di S.
Fiora e dal marchese di Marignano. I quali capitani con le loro bande passarono per Castelnuovo, dove pure nel 1494 erano trapassati 6000 lance Svizzere, mentre con lâesercito di Carlo VIII sâincamminavano alla volta di Napoli. (MURAT. R. I. Script., Cron. Allegretti.) ComunitĂ della Berardenga. â Il territorio che costituisce la ComunitĂ di Castenuovo Berardenga è di cotal forma irregolare da poterlo dividere in due sezioni, le quali attualmente non hanno fra loro che un solo punto di contatto bastante appena per il passaggio di una strada per arrivare a un ponte che cavalca il fiume Arbia presso il mulino di Pianella. Ă in questo punto sino dove sâinternano e quasi si toccano i territorj delle ComuitĂ di Gajole e delle Masse di S. Martino di Siena.
Tutta la superficie territoriale della Berardenga dopo lâattivazione del catasto (1 gennanio 1834) occupa 51958 quadrati, dai quali sono da detrarsi 1296 quadrati per alvei di torrenti, fiumi e pubbliche strade. Vi si conta nel totale una popolazione di 6663 persone, a ragione di 105 abitanti per ogni miglio quadrato di suolo imponibile. â La sezione maggiore posta alla sinistra dellâArbia ascende a 34016 quadrati; quella alla destra del nominato fiume non oltrepassa 17942 quadrati. Da questo ultimo lato sono state tolte alla ComunitĂ Berardenga tre popoli posti fra Vico dâArbia le Taverne e il torrente Bozzone, ed ha invece acquistato quello di Cellole in Pontignano.
Il territorio della Berardenga è costeggiato da otto ComunitĂ , due delle quali per opposta direzione sâinternano lungo le rive dellâArbia sino alla tangente che attacca le due sezioni territoriali della ComunitĂ di Castenuovo al ponte a Pianella. â A partire dellâanzidetto punto di contatto la sezione oltrâArbia confina dal lato meridionale con la ComunitĂ delle Masse S. Martino presso Montechiaro, e di lĂ per una linea diretta a maestro passa a settentrione di Larniano: quivi voltasi a ponente per S. Miniato a Cellole, attraversa la strada di Vagliagli onde giungere a quella provinciale dalle Castellina; lungo la quale, piegando da ponente a settentrione si dirige di fronte al territorio di Monteriggioni verso il poggio di Querce grossa sino alle sorgenti del torrente Staggia.
CostĂ incontra a confine la ComunitĂ della Castellina, con la quale, piegando a grecale sale il poggio di Vagliagli, e di lĂ riscende nellâopposta pendice per il borro deâRomiti, il quale unito a quello di S. Polo forma confine fra le ComunitĂ di Radda e di Castelnuovo sino alla confluenza del sudd. borro nellâArbia sotto la villa dellâAjole.
AllâArbia subentra la ComunitĂ di Gajole, con la quale per lungo cammino fronteggia quella di Castelnuovo, non solamente lungo lâalveo del fiume sino al ponte a Pianella, ma ancora dal lato orientale, mentre si allontana dallâArbia medesimo.
Nella sezione posta alla destra del fiume la ComunitĂ Berardenga rimonta con lâultima verso levante grecale nel Chianti alto per i poggi di S. Giusto alle monache e di S.
Felice in Pincis sino alla base occidentale di Monteluco Berardenga. Ă in questa criniera di monti, da S. Gusmè a Monteluco, dove si separano le acque fra due gran valli della Toscana, dove hanno umile principio il torbido Ombrone, e la limpida Ambra; è costĂ dove la ComunitĂ della Berardenga abbandona quella di Gajole, e volgendosi da levante-grecale a scirocco scende dal Chianti nella Val dâAmbra. Ivi incontra la ComunitĂ del Bucine, con la quale costeggia lungo il torrente dellâAmbrella sino dopo la sua unione con lâAmbra, che presto lascia alla sinistra per rimontare lâopposta pendice di Montalto e ritornare nella valle dellâOmbrone lungo il torrente Coggia. Al di lĂ del torrente trova la ComunitĂ di Rapolano, con la quale fronteggia sino sotto al poggio di Torre a Castello. Qua trova il territorio di Asciano, di fronte a cui sâincammina fra la ripa destra del torrente Biena e la nuova strada Regia aretina sino al ponte delle Taverne dâArbia, dove ritrova la ComunitĂ delle Masse S.
Martino, con la quale rimonta lâArbia per sino al ponte a Pianella, lĂ dove le due sezioni territoriali tornano a contatto.
Nel perimetro delle due descritte sezioni della ComunitĂ Berardenga era nei tempi trapassati compresa anche la ComunitĂ di S. Gusmè, stata poi riunita allâaltra di Castelnuovo. â Tutte insieme contavano 38 ville o comunelli, oltre i due castelli prenominati.
I nomi di tali comunelli erano i seguenti: 1. Abbadia a Monistero; 2. S. Ansano a Dofana; 3.
Arceno; 4. Barca e Gazzaja; 5.Curina; 6. Chieci; 7.
Coscona e Coschine; 8. Cerreto e Vitignano; 9. Castello in Villa; 10. Catignano; 11. S. Felice in Pincis; 12.
Canonica a Cerreto; 13. Guistrigona; 14. Larniano; 15.
S. Lorenzo a Bossi; 16. Montalto-Berardenga; 17.
Montechiaro e Ferrajolo; 18. Misciano; 19. Monistero dâOmbrone; 20. Montaperto o Dofana; 21. Pancole; 22.
Petrojo a Querce grosso; 23. S. Piero in Barca; 24. S.
Pietro a Caspreno; 25. Pieve al Bozzone; 26. Pieve a Pacina; 27. Pontignano e Pontignanello; 28. Presciano; 29. Querce grossa; 30. Quietole e Mocenni; 31. Ripalta; 32. Ripa a Querce grossa; 33. Rosennano; 34. Sesta e Villa a Sesta; 35. Selvoli e Pieve Asciata; 36. Taverne dâArbia; 37. Vagliagli; 38. Vico dâArbia.
Il solo giusdicente di Castelnuovo Berardenga soprassedeva a tutti i luoghi sunnominati, con lâobbligo al notaro di portarsi tutti martedĂŹ a S. Gusmè per ricevere gli atti giudiciarj di quella parte di territorio.
Con motuproprio del 2 giugno 1777 i 38 comunelli componenti allora le due ComunitĂ di S. Gusmè e di Castelnuovo, furono riuniti in una piĂš uniforme amministrazione economica, dichiarando solo capoluogo questâultima Terra, dove faceva, come al presente fa ragione, nelle cause civili un PotestĂ , il quale per il criminale e per il politico dal Governo di Siena direttamente dipende.
Con lâattivazione del nuovo catasto alcune ville o comunelli, compresi nelle popolazioni di Vico dâArbia, della Pieve al Bozzone e di Presciano, sono stati staccati dalla ComunitĂ della Berardenga, e aggregati a quella delle Masse del Terzo S. Martino, mentre questâultima a ceduto alla Berardenga il popolo di Cellole presso Pontignano.
Tutte le parrocchie alla sinistra dellâArbia dipendono dalla Diocesi di Arezzo, ad onta che lâintero territorio della Berardenga sino al secolo VIII fosse sotto la civile e politica giurisdizione di Siena â Vedere AREZZO E SIENA.
La fisica struttura dal suolo che cuopre la superficie territoriale di questa ComunitĂ appartiene a due formazioni distinte. La prima partecipa specialmente del terreno stratiforme dellâAppennino (calcareo compatto e grès antico); il quale propagasi dai monti del Chianti sino alla strada provinciale che da Siena per Vico dâArbia porta a Castelnuovo. Lâaltra qualitĂ entra nella classe deâterreni terziarj marini che si estendono, e ricuprono, non solamente la sezione orientale della ComunitĂ Berardenga, ma ancora la massia parte della valle dellâOmbrone superiore e delle sue tributarie. â Vedere ARBIA e OMBRONE.
Sono formate di questâultimo terreno le irregolari e sgrottate piagge, le gibbose colline intorno alle quali per tortuosi andirivieni si aggirano i torrenti, i fossi e i fiumicelli che nascono o che trapassano per il territorio in questione. â Il quale terreno si presenta costĂ , come nella vicina ComunitĂ di Asciano, e ripiani e per depositi dâindole e di colore lâuno dallâaltro diversi fra loro.
Il superiore, ossia quello che resta nella parte piĂš elevata delle piagge meno manomesse dallâarte e dagli agenti meteorici, è un tufo o sabbione giallo-rossastro contenete residui di fossili organici terrestri e marini. Lâinferiore, che è la vera creta dei senesi, e che predomina nella Berardenga al pari che nellâAscialenga contrada, spetta alla marna conchigliare, ossia allâargilla grigia cerulea, la quale costituisce e ricuopre molte valli subappenine della Toscana.
Ă in questâultima specie di terreno, alla sinistra del torrente Malena, dove scaturisce lâacqua salsa descritta allâarticolo Bagno dâAcqua Borra. Allâincontro la abbandonate solfatare sotto il poggio di Vagliagli, e quelle recentemente scoperte presso lâAjola, si trovano sullâestrema linea delle rocce stratiformi compatte che costituiscono la diramazione appenninica del Chianti.
Variano nella Berardenga le produzioni di suolo a seconda della struttura e formazione fisica del terreno.
La selva forte di specie diverse di querci, da cui ebbero nome i castelli di Selvoli, Querce grossa, Cerreto, Pieve Asciata ec. riveste tuttora una parte settentrionale del suo territorio. Dove le foreste sono atterrate, prosperano gli ulivi, le viti, i gelsi e altre piante fruttifere di ogni qualitĂ ; alla quale fertilitĂ contribuisce eziandio il clima temperato di questa contrada. Buoni vini, saporiti pascoli e copiose granaglie producono le crete, sebbene piĂš fruttifere siano le piagge che non furono smantellate del superiore sabbione o tufo marino.
Accreditati sono i vini nei pressi di Castenuovo e nella parte settentrionale e occidentale della ComunitĂ sui monti del Chianti alto; eccellenti sono i caci, ed ottimo è lâolio che sĂŹ negli uni che nelle altre si raccoglie. â Vedere ASCIANO.
Nei seni lungo le ripe dellâOmbrone, dellâArbia, dei torrenti Coggia, Biena, Scheggiolla ed altri fossi minori si coltiva e si raccoglie molta canapa. Il bestiame pecorino nelle crete, e i majali nei poggi sassosi e selvosi del Chianti somministrano due articoli importantissimi di lucro per i possidenti terrieri ed i commercianti.
La maggior parte del suolo è posseduta da nobili famiglie senesi, le quali hanno convertito in case di amministrazione rurale, o in ville di delizia, tante rocchette, casseri, castellari e torricelle segnalate dalle cronache fiorentine e senesi sotto i nomignoli di Valcortese, Querce grossa, Selvoli, Sestano, Sesta, Arceno, Orgiale, Dofana, Pieve Asciata, oltre il castellare di Montaperto e dei sottoposti campi, dove nel 1260 seguĂŹ: Lo strazio e il grande scempio, Che fece lâArbia colorata in rosso.
Molte sono le strade rotabili che passano per il territorio di Castelnuovo della Berardenga; la piĂš grandiosa di tutte è la regia che, andando da Siena a Arezzo, attraversa il territorio della Berardenga alla sinistra dellâArbia.
La strada provinciale del Chianti, la quale è rotabile da Siena fino a S. Gusmè, è tracciata in poca distanza dal confine settentrionale della ComunitĂ . Unâaltra strada provinciale, detta della Berardenga, conduce da Siena a Castelnuovo; dalla quale Terra si staccano altre vie rotabili comunitative, oltre quella che dal ponte di Grillo passa per Rapolano e le Vallesi in Val di Chiana. Ă questa una delle piĂš antiche strade frequentate dai fiorentini, perugini, e aretini, quando per il poggio di S. Cecilia ostilmente penetravano nella Berardenga contrada.
Tanto la via delle Vallesi, quanto altre vecchie strade della Berardenga sentendo i danni della loro etĂ , gli fanno risentire pur anco alla Terra di Castenuovo per la minor concorrenza di popolo, specialmente dopo lâapertura di nuovi grandi cammini che da Siena per altre direzioni in Val di Chiana conducono.
La coltura dei bachi da seta è assai estesa in questa Comunità dove esistono varie tratture. La raccolta della canapa occupa un buon numero di telai, sia nel capoluogo che nella campagna.
In molti altri telai si tessono panni di lane provenienti per la maggior parte della vicina Val di Chiana. Lo che fornisce materia di lavoro a tre tintorie e ad altrettante gualchiere situate fuori di Castenuovo.
Per giovare al commercio e allâindustria agraria del paese fu accordato sino dalla sua origine a Castelnuovo un mercato settimanale, che cade nel giorno di lunedĂŹ.
Il quale mercato, in vista della vicinanza e rapporti con Siena e con diverse Terre non lungi dalla Berardenga, potrĂ divenire ognor piĂš proficuo al paese, tosto che migliorate saranno le diverse strade che da Castelnuovo si diramano.
Molto piĂš ravvivate sono tre annue fiere che in Castelnuovo si fanno nel lunedĂŹ dopo la solennitĂ di Pentecoste, nel 25 luglio e nel 4 ottobre.
Risiede in Casteluovo un medico e un maestro di rudimenti elementari. La sua Cancelleria è in Asciano.
Lâuffizio di Esazione del Registro, la Conservazione delle Ipoteche e la Ruota sono in Siena.
POPOLAZIONE della ComunitĂ di CASTELNUOVO BERARDENGA a tre epoche diverse Popolazione dell'anno 1640 - CASTELNUOVO BERARDENGA, abitanti n° 202 - S. GUSMĂ di CAMPI, abitanti n° 269 - Masse dei 38 Comunelli retronominati, abitanti n° 3231 - Totale abitanti n° 3702 Popolazione dell'anno 1745 - CASTELNUOVO BERARDENGA, abitanti n° 593 - S. GUSMĂ di CAMPI, abitanti n° 563 - Masse dei 38 Comunelli compresi in15 parrocchie, abitanti n° 3309 - Totale abitanti n° 4465 Popolazione del 1833 nei limiti dell'attuale ComunitĂ - nome del luogo: Barca, titolare della chiesa: S. Pietro (Cura), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 146 - nome del luogo: Bossi, titolare della chiesa: S. Andrea (Cura), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 196 - nome del luogo: CASTELNUOVO BERARDENGA, titolare della chiesa: SS. Giusto e Clemente (Prioria), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 939 - nome del luogo: Cellole in Pontignano, titolare della chiesa: S. Martino (Cura), Diocesi cui appartiene: Siena, abitanti n° 357 - nome del luogo: Cerreto alla Canonica, titolare della chiesa: SS. Pietro e Paolo (Pieve), Diocesi cui appartiene: Siena, abitanti n° 325 - nome del luogo: Cerreto a Vitignano, titolare della chiesa: S. Giovanni Batista (Cura), Diocesi cui appartiene: Siena, abitanti n° 136 - nome del luogo: Dofana, titolare della chiesa: S. Ansano (Prioria), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 118 - nome del luogo: Dofana e Montaperto, titolare della chiesa: S. Maria (Cura), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 238 - nome del luogo: *Guistrigona alla Canonica, titolare della chiesa: S. Donato (Cura), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 224 - nome del luogo: S. GUSMĂ, titolare della chiesa: SS.
Cosimo e Damiano (Cura), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 642 - nome del luogo: Monistero d'Ombrone, titolare della chiesa: SS. Jacopo e Cristofano (Cura), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 501 - nome del luogo: Pacina, titolare della chiesa: S. Maria Assunta (Pieve), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 523 - nome del luogo: Pieve Asciata, titolare della chiesa: S.
Giovanni Batista (Pieve), Diocesi cui appartiene: Siena, abitanti n° 487 - nome del luogo: Pincis, titolare della chiesa: S. Felice in (Pieve), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 156 - nome del luogo: *Querce grossa, titolare della chiesa: SS. Jacopo e Niccolò (Prioria), Diocesi cui appartiene: Siena, abitanti n° 261 - nome del luogo: Rosennano, titolare della chiesa: S.
Bartolommeo (Prioria), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 141 - nome del luogo: Sestano, titolare della chiesa: S.
Bartolommeo (Cura), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° 133 - nome del luogo: Vagliagli e Coschine, titolare della chiesa: S. Cristofano (Prioria), Diocesi cui appartiene: Siena, abitanti n° 430 - nome del luogo: Villa a Sesta, titolare della chiesa: S.
Maria (Cura), Diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti n° - Somma abitanti n° 6249 Frazioni di Popolazioni, la cui chiesa è situata fuori di Comunità - Nome del luogo:Basciano, titolare della chiesa: S.
Giovanni Evangelista, comunità cui appartiene: Monteriggioni, abitanti n° 278 - Nome del luogo: Conio, titolare della chiesa:S. Leonino, comunità cui appartiene: Castellina, abitanti n° 9 - Nome del luogo: Paterno, titolare della chiesa: S.
Fedele, comunità cui appartiene:Radda, abitanti n° 114 - Nome del luogo: Torre a Castello, titolare della chiesa: S. Maria, comunità cui appartiene:Asciano, abitanti n° 13 - Somma abitanti n° 414 - TOTALE abitanti n° 6663 L'aterisco (*) indica che una frazione di popolo al 1833 entrava in un'altra Comunità .
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 298.
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