SARZANA, un dì SEREZANO
(Sergianum) in Val di Magra.
– Città nobile, già Borgo poi Terra forte e murata con cittadella, da gran tempo residenza dei vescovi di Luni-Sarzana. – Essa è capoluogo di Comunità e di Mandamento, avente un tribunale di prima istanza e di appello dalle giudicature mandamentali della provincia di Levante, di cui in certo modo divide le prerogative di capoluogo con la città della Spezia, nel Ducato di Genova, R. Sardo.
Questa non grande ma bella ed assai decente città è situata alla base meridionale della collina di monte d’Armelo, detta de' Cappuccini, e poco lungi dal poggio vitifero e olivifero di Sarzanello che si alza al suo grecale, e che costituiscono gli ultimi sproni a libeccio dell'Alpe Apuana carrarese. – Giace Sarzana in una ridente pianura sulla strada postale di Genova che attraversa nella sua maggior lunghezza, alla distanza di circa un miglio toscano dal fiume Magra e accosto alla ripa sinistra del torrente Carcandola.
Trovasi cotesta città sotto il grado 27° 37' 2" di latitudine ed il grado 44° 7' di longitudine, 5 miglia toscane a maestrale delle rovine di Luni, quasi 10 miglia toscane a levante per la strada postale dalla città di Spezia posta in fondo del golfo omonimo, miglia toscane 3 a ponente di Castelnuovo di Magra, altrettante a grecale di Lerici, 4 miglia toscane per la strada rotabile a libeccio di Fosdinovo; 5 a settentrione-maestrale dalla bocca di Magra, 9 in 10 miglia toscane a ostro dell'Aulla; e 8 in 9 miglia toscane a ponente-maestrale di Carrara.
Dell'origine e nome di Sarzana, o Serezano , è inutile discorrere dopo tanti che ne scrissero senza escire peraltro dall’arbitrario o dal congetturale. – Certo è che Sarzana di castello, quindi di borgo, dopo il secolo XII crebbe in Terra e finalmente in città in proporzione che si abbandonava l’etrusca malsana Luni, in guisa che i suoi vescovi mercè di una bolla del Pont. Innocenzo III (anno 1204) trasportarono la residenza e le onorificenze col titolo della sua cattedrale in Sarzana dove sembra che fossero state due chiese battesimali sotto l'invocazione di S. Basilio e di S. Andrea.
Fu infatti nella chiesa di S. Andrea di Sarzana, quando nel 1137 si tenne dal vescovo di Luni un sinodo diocesano. – (Ughelli Italia Sacra in Episc. Sarzanen.) È altresì vero che anche un secolo dopo la bolla del P.
Innocenzo III, colla quale si accordava ai vescovi di Luni la facoltà di trasportare la residenza loro e quella del capitolo Lunense in Sarzana, questo e quello per un buon secolo uffiziarono ora all'Amelia, e più spesso a Castelnuovo di Magra. – Vedere CASTELNUOVO DI MAGRA.
Sarzana peraltro venne qualificata come borgo in una carta del giugno 1085 appartenuta al distrutto Mon. di S.
Venerio del Golfo, quando il marchese Alberto Rufo, autore dei marchesi di Massa e di alcuni giudici di Cagliari in Sardegna, stando nel borgo di Sarzana, confermò alla cattedrale di S. Maria di Luni diverse corti e latifondi per suffragare le anime del fu March. Alberto suo padre e del di lui fratello Ugo. – (Murat. Antich.
Estens, P, I.) Nè questa è la memoria più antica di Sarzana, mentre nel codice Pallavicino, esistente nella sua cattedrale, conservasi copia di un diploma di Ottone I nell'anno 963, quando quell'imperatore concedeva ad Adalberto vescovo di Luni ed ai suoi successori, fra le diverse corti e paesi, anche il castello di Sarzana . (Ughelli loc. cit.) Questa città adunque nel 963 non era che un semplice castello, mentre nel 1085 in grazia dell'aumentata sua popolazione prese il vocabolo di borgo, del quale conserva nella sua topografica figura tutta la primitiva origine specialmente nella principale, più aperta e più bella strada del borgo che attraversa in tutta la sua lunghezza dalla Porta Nuova alla Porta Caleri. Quindi è che tanto il castello quanto il borgo di Sarzana furono distinti in un privilegio spedito nel 29 luglio 1185 dall'Imp. Federigo I a Pietro Vesc. di Luni, cui non solo confermò i favori imperiali precedentemente concessi da lui (anno 1183) e da altri imperatori alla sua chiesa, ma ancora le accordò il castello di Sarzana col distretto e l’erbatico del borgo di Sarzana compresavi la giurisdizione, mercato, ecc.
All’Art. San Stefano (borgo di) quì indietro pubblicato, parlando di cotesto privilegio di Federigo I che assegno al vescovo Lunense anche il borgo di San-Stefano col mercato, bando, giurisdizione e pesca, dissi, che cotesti diritti di signoria dei vescovi sopra i popoli di San Stefano e di Sarzana dovettero, se non poco dopo, ben presto essere quasi paralizzati dalla crescente forza dei municipj.
Infatti lo stesso Federigo I, 22 anni innanzi al privilegio concesso nel 1185 al vescovo di Luni, con diploma spedito da Lodi nel 3 novembre 1163 aveva ricevuto sotto la sua imperiale protezione il borgo e gli abitanti di Sarzana, cui concedeva la privativa di un mercato settimanale da farsi nei giorni di sabato, lasciando la scelta del luogo all'arbitrio de' suoi consoli e sopprimendo nel tempo stesso il mercato della città di Luni , nonchè quelli di altri paesi della Lunigiana; il qual privilegio poi nel 1226 fu confermato ai Sarzanesi dall'Imp. Federigo II con diploma dato in Sarzana nell'agosto di detto anno.
La facilità con la quale allora si accordavano onorificenze e regali e dagl’Imperatori tedeschi al loro comparire in Italia e sopra tutto dimostrata dai privilegi dell'Imp. Carlo IV, con uno dei quali, del 12 febbrajo 1355 a favore di Gabbriello Malaspina vescovo di Luni Sarzana, si accordava per interesse della sua mensa vescovile tuttociò che nel 1185 era stato concesso dall'Imp. Federigo I al vescovo Pietro suo predecessore; e si regalava tuttociò quasi nel tempo medesimo in cui si davano in feudo da Carto IV ai marchesi Malaspina di Fosdinovo, a quelli di Mulazzo e di Oramala, ed anche alla Rep. di Pisa molti luoghi nel diploma del Vesc. Pietro nominati.
Che Sarzana a quella età ed anche innanzi fosse soggetta ai Pisani lo dichiarano i documenti sincroni e gli scrittori del tempo, tra i quali mi limiterò a citare un Cap. della cronica di Matteo Villani. (Lib. V. Cap. 39) dove dice, che l'Imp. Carlo IV alla fine di maggio del 1355, non credendosi sicuro in Pisa per le novità sopravvenute, domandò ai Pisani di volere la libera guardia di Pietrasanta e di Sarzana, e che gli Anziani gliela diedero, sicchè Carlo vi mandò incontanente l'imperatrice con parte delle sue genti.
Dissi poi in altro mio opuscolo de'Cenni sull’Alpe Apuana ed i Marmi di Carrara , a pag. 169, che i vescovi di Luni, subentrati fino dal secolo IX, o X col titolo di conti nel dominio temporale sopra varie terre della loro diocesi, non poterono mantenersi nell’acquistatosi splendore e farla da principi molto al di là del secolo XIII. Intendeva allora di riferire al decreto imperiale del 23 febb. 1313, fulminato da Poggibonsi da Arrigo VII, col quale volle destituire dai diritti temporali Gherardino Malaspina vescovo di Luni.
Quindi è che i Sarzanesi profittarono della depressione del partito Guelfo, cui allora aderiva il loro Vesc. Gherardino, assente e ritiratosi in Firenze nel convento di S. Jacopo d'Oltrarno. – (Carta della Primaziale di Pisa del 9 agosto 1314 nell’Arch. Dipl.Fior) A dimostrare un tal vero si prestano varii atti di procura, e contratti successivi copiati in pergamena sino dal secolo XIV nel Registro vecchio che conservasi nel palazzo pubblico di Sarzana. – Il primo documento del 9 agosto 1318 é un'atto di procura fatto in Firenze nella chiesa parrocchiale di S. Jacopo d'Oltrano, col quale Gherardino Vesc. e conte lonense per se e suoi successori a nome della sua chiesa, costituiva in procuratore Enrico canonico lunense e arciprete della pieve di Trebbiano per locare in perpetuo al Comune e università di Sarzana i diritti e gli usi spettanti alla curia e chiesa di Luni sopra questa città, e quelli del suo distretto giurisdizionale, a partire dall'acqua d'Amola sentendo verso Sarzana, et a Sarzana ultra versus Lunam a strata romana inferius, et per ipsam stratam usque ad aquam Palmignole, et ab inde infra usque ad mare et flumen Macre, et redeundo per ipsum flumen usque ad dictam aquam. Amole per pontem de Radeta, etc. – Rogò Benedetto di maestro Gambino notaro fiorentino.
Il secondo istrumento dato in Sarzana riguarda il consenso prestato dai canonici lunensi capitolarmente adunati per l'enfiteusi di Sarzana e del suo territorio nei termini di sopra indicati; considerando, dice il documento, come tutti i diritti spettanti alla curia e chiesa lunense sono occupati e dissipati senza potere essere difesi dal proprio vescovo, e considerando la sincerità e probità del Comune e uomini di Sarzana abili alla difesa dei diritti e luoghi sopra descritti, e considerata l'indigenza del Vesc. di Luni, et quod Lunensis ecclesia nihil comodi ex inde percipiebat, di volontà e consenso del vescovo Gherardino lo stesso capitolo concedè al Comune di Sarzana e per esso al suo sindaco a nome di pensione annua i soprannominati diritti ed usi spettanti alla chiesa e curia lunense con l’obbligo di pagare, siccome il sindaco a nome del Comune di Sarzana pagò 50 fiorini d’oro, e inoltre dentro l'ottava del natale del Signore un’annua pensione di 12 denari al detto vescovo o suo procuratore, ecc. Actum Sarzana in sacristia Ecelesiae majoris S.
Marie alla presenza di varj testimoni. – Rogò Giovanni di mess. Rossi di Sarzana.
Segue un terzo istrumento rogato in Sarzana li 6 sett.
1318 dal predetto notaro Giovanni de'Rossi, col quale il sindaco del Comune di Sarzana prese il reale possesso del territorio sopra descritto e dei diritti preaccennati a nome del Comune di Sarzana.
Contuttochè il vescovo Gherardino al pari de'suoi antecessori s'intitolasse conte di Luni, non si può non ostante fissare a qual epoca precisa cotesto titolo di conte fosse dato loro dagli imperatori Carlovingi o Sassoni, mentre quello di principe fu un'onorificenza concessa nel 1355 dall'Imp. Carlo IV ai prelati lunensi.
Quindi è che i Sarzanesi a più o meno lunghi intervalli dovettero dipendere ora dai loro vescovi, più spesso dai Pisani e dai Lucchesi, o dal loro capitano Castruccio qualche volta ancora dai marchesi Malaspina e dai Visconti signori di Milano, nel tempo in cui la rabbia de'partiti Guelfo e Ghibellino dilaniava l'Italia.
Fu allora specialmente, quando non solo i feudatari della Lunigiana, ma le terre, borghi e castella si sottrassero al dominio vescovile, in guisa che infine non rimase al capo della chiesa lunense se nonchè il nudo titolo di conte e la giurisdizione spirituale della Lunigiana. – (Oper. cit. pag.
170).
In prova di cotesta verità rammenterò qualmente in Sarzana nell'anno1352, come in paese a confne fra la Lombardia e la Toscana, furono aperte, e nel 1353, concluse le trattative di pace fra la Rep. Fiorentina e i di lei alleati da un parto, e Giovanni Visconti arcivecovo di Milano con tutti i suoi aderenti dall'altra parte.
Intorno alla stessa epoca gli abitanti della città di Sarzana seguaci della parte Ghibellina si posero sotto la protezione dell'Imp. Carlo IV, ma al ritorno di questo monarca in Boemia nacque tra i Sarzanesi dei due partiti grande sedizione, per effetto della quale i Guelfi che avevano preso le redini del governo furono espulsi dai Ghibellini, i quali diedero ben tosto il dominio della loro città a Bernabò Visconti signor di Milano, a patto che i fuorusciti Sarzanesi non potessero mai più ritornare in patria. Pochi anni dopo (1385) un padrone succedé all'altro più assoluto di Bernabò nella persona di Giovanni Galeazzo Visconti suo nipote, fino a che alla morte di costui (anno 1402) Sarzana, e Pisa col loro territorio per disposizione testamentaria furono assegnate di parte al figlio suo naturale Gabbriello Maria. Recossi costui a prenderne il possesso assistito dal generale Giovanni Colonna che pose il suo quartiere in Sarzana nel palazzo Mercadanti posto nella piazza Carcandola (ora de'conti Benedetti). – Ma il Colonna nel 13 agosto del 1404 di suo arbitrio alienò a Paolo Guinigi signor di Lucca per un imprestito di 4000 fiorini d'oro la rocca di Ripafatta che a titolo di pegno un anno innanzi dalla reggenza di Milano gli era stata assegnata.
Sino all'anno 1407 i Sarzanesi obbedirono a Gabbriello Maria Visconti, il quale nel 1405 erasi rifugiato nella loro patria da Pisa allarmata contro lui per averla venduta ai Fiorentini; nel quale intervallo di tempo Gabbriello Maria ad insinuazione de'Genovesi pose sè ed il suo stato di Sarzana sotto la protezione del re di Francia.
Intanto il maresciallo Buccicaldo, che governava Genova a nome del suo monarca vendè le fortezze di Portovenere, Sarzanello e Falcinello ai Fiorentini. Fu allora che questi ultimi tentarono di occupare anche Sarzana, difesa gagliardamente da Casano Spinola, se non che alla pace di Lucca del 27 aprile 1413 i Genovesi riottennero dietro il rimborso delle spese fatte dai Fiorentini i tre castelli sopranominati. – Vedere LIVORNO e PORTOVENERE.
Accaduta pochi anni dopo (anno 1421) la dedizione di Genova a Filippo Maria Visconti duca di Milano, fu ceduto in compenso alli ex-doge Tommaso da Campo Fregoso la signoria di Sarzana con tutta la sua giurisdizione e territorio.
Nell'anno 1422 l’ex-doge predetto non solo per se e per i suoi, ma ancora per Sarzana, per la fortezza di Sarzanello, Castelnuovo di Magra, borgo S. Stefano, Falcinello ed il castel dell'Amelia pose il tutto sotto l'accomandigia della Signoria di Firenze, Ma le vicende storiche di Sarzana si complicarono nel rimanente di quel secolo. Avvegnaché Niccolò Piccinino nel 1436 tornando con un esercito dei Visconti in Toscana passò di Lunigiana dove fra gli altri paesi diede l'assalto a Sarzana ed al Cast. di Sarzanello.
Che se la prima, benché munita, dovè aprire le porte alle forze di quel valoroso capitano, non gli riescì peraltro di avere Sarzanello, dove si era ritirato lo stesso Tommaso da Campo-Fregoso ad onta degli assalti ripetuti delle genti comandate dal Piccinino. – Vedere SARZANELLO.
Ma un anno dopo la città di Sarzana con varie castella del suo distretto fu ritolta alle armi del Visconti da un esercito fiorentino affidato alla condotta del duca Francesco Sforza, finché alla pace del 28 aprile 1438 Sarzana tornò sotto il dominio della Rep. di Genova, i di cui abitanti si erano di corto liberati dal governo del Visconti e avevano acclamato di nuovo Tommaso Fregoso in loro doge. In conseguenza di ciò il nuovo duca inviò al governo di Sarzana da primo Pietro -Fregoso suo nipote, poscia il di lui fratello Spinelli l'ultimo de'quali per istrumento del 13 novembre 1445 rinnovò con la Rep. Fior. per 10 anni l'accomandigia del 1422, e finalmente alle stesse condizioni la vedova Caterina Fregoso, nata Malaspina, per istrumento del 26 agosto 1458 fece la stessa cosa. – (ARCH. DELLE RIFORMAG. DI FIRENZE).
In seguito Lodovico figlio di Battista e nipote di Tommaso Fregoso e Tommasino di Giano Fregoso venderono ai Fiorentini nel 27 febbr. del 1468 per 35000 fiorini Sarzana, Sarzanello, Borgo S. Stefano e Falcinello con tutti i luoghi compresi in quella giurisdizione; per cui la Signoria di Firenze inviò a Sarzana Bongianni Gianfigliazzi a prenderne il possesso.
Quanto però cotesta vendita riescisse dura ai Genovesi lo dimostrano gli avvenimenti politici e guerrieri che ne succedettero.
Imperocchè nel 1483 la potente famiglia Adorni di Genova meditò un colpo maestro per togliere di mano ai Fiorentini Sarzana, mentre era tenuta in deposito da Ottaviano Ubaldini conte di Mercatello, che era entrato di mezzo per accordare coi Fiorentini i fratelli Lodovico e Agostino Fregoso rispetto alle ragioni che i primi pretendevano sopra Falcinello. Allora gli Adorni unitisi ad Agostino Fregoso fecero partito col Banco di San Giorgio di Genova cui venderono Sarzana, Sarzanello e gli altri paesi occupati dai Fiorentini; e due commissarj genovesi con buon numero di soldati si recarono a prendere possesso di Sarzana, seguitati poco appresso da Agostino Fregoso con 500 fanti. La qual cosa inasprì l'animo de'Fiorentini, sebbene per allora stante la guerra col re di Napoli e col Visconti di Milano, si limitessero nell'ordinare al capitano comandante di Sarzanello di guardare bene quella rocca senza entrare in contesa con gli avversarj vicini.
Ma non era ancora spirato l'anno 1483 quando la Signoria di Firenze spedì un esercito all'impresa di Sarzana, dove giunto a di 6 settembre si accampò. Era però necessario innanzi tutto di occupare Pietra-santa allora presidiata dai Genovesi, per la qual cosa fu deliberato di sospendere l'impresa di Sarzana, e che far si dovesse prima quella di Pietrasanta; comecchè questa restasse loro contrariata per le ragioni dette all'Art. Pietrasanta, sicchè anche le cose di Sarzana furono lasciate com'erano. Aderirono infine i Fiorentini alle proposizioni ultime di pace fatte nel 1486 dal Pont. Innocenzo VIII per accordarsi con i Genovesi; e fu stabilito, che i primi cedessero ai secondi, ovvero al Banco di S. Giorgio, Sarzana e Sarzanello, e che questi ultimi consegnassero ai primi Pietrasanta. La qual cosa per altro non ebbe il suo effetto per cagione di contese di confini. Dondechè la signoria di Firenze comandò ad Ercole Bentivoglio, condottiero di alcune sue squadre che insieme con Pier Vettori commissario della repubblica, che si rivolgesse in Lunigiana e dasse il guasto al territorio di Sarzana. Quindi nel principio del 1487 furono eletti i Dieci di Balia affinchè preparassero le cose necessarie per la futura guerra nell'intenzione di ricuperare ad ogni modo la città di Sarzana. Ma i Genovesi, ai quali l'animo de' Fiorentini non era celato, armarono molti loro legni, e senza che a Firenze se n'intendesse novità alcuna, posero 3000 fanti in terra, quando sulla fine di marzo dello steso anno, dai Fiorentini essendo stata provvista di due bombarde e di due passavolanti la superiore fortezza di Sarzanello, questa fu assalita dai Genovesi che combatterono anche il borgo Sottostante alla rocca, da quell'oste predato ed arso.
Allora la Signoria con la maggior diligenza possibile richiamò da Pitigliano il conte Virginio Orsini capitano generale della Repubblica, il quale con le genti inviate dai Signori di Faenza e di Piombino insieme ad altri condottieri ed alleati, corse in Lunigiana per impedire al capitano de'Genovesi, Lodovico del Fiesco, la conquista della rocca che il comandante dei Fiorentini seppe mantenere. Quindi accadde fra i due eserciti una battaglia campale sotto il 15 aprile del 1487, nella quale riescì al conte di Pitigliano di rompere i nemici e di far prigioniero il comandante loro Lodovico del Piesco con un di lui nipote. (Machiavelli Istoria fior Lib. VIII. – Ammir. Stor.
Fior. Lib. XXV).
Cotesta vittoria, (soggiunge il Machiavelli) non sbigottì in modo i Sarzanesi, che si volessero arrendere, anzi ostinatamente si prepararono alla difesa.
Talchè, dopo avere liberato la rocca di Sarzanello, l'esercito vincitore si accomodò tra Sarzana e la Magra, limitandosi a stringer d'assedio questa città e ad impedire che vi entrassero vettovaglie, giacché per eseguire l'impresa della sua conquista era stato calcolato che vi abbisognavano almeno seimila soldati, mentre nel campo fiorentino non oltrepassavano i 4600. – Tentarno non dimeno queste genti di dare un assalto alla città dalla parte del convento di S. Francesco, ma non gli riescì, siccome mancò di effetto l'altro tentativo d'impadronirsi di Lerici nel Golfo, e del castello di Trebbiano. In quel mentre fu circondata Sarzana da tre bastie, dalle quali si cominciarono a battere le sue mura da ogni lato con 5 bombarde grosse e 6 piccole, tantochè essendo stata spianata una parte di quel muro castellano, e impossessandosi del convento di S. Francesco, che serviva quasi di fortilizio ai nemici, si deliberò di dare l'assalto; ma nel 20 aprile quelli di dentro, veggendo apparecchiata la forza ed essendo imminente l'ordine della battaglia, fecero intendere ai comandanti generali de'Fiorentini, nel cui campo era arrivato di corto Lorenzo de'Medici detto il Magnifico, che eglino si trovavano disposti ad accordarsi, siccome avvenne con la resa libera di Sarzana che nelle braccia di Lorenzo il Magnifico si rimise, in guisa che i Sarzanesi (eccetto pochi autori della ribellione) furono dai Fiorentini umanamente trattati. – (Ammir. e Machiavelli, Opere cit.) Provò il popolo di Firenze grande allegrezza di questa ricuperazione al pari delle grandi vittorie che avesse mai riportato, per la quale si rallegrarono con la Signoria tutti i principi d'Italia. Quindi non fa meraviglia se per tante spese e molte fatiche di uomini i Fiorentini s'inasprissero contro Piero figlio di Lorenzo de'Medici, quando ott'anni dopo riavuta Sarzana, (anno 1494) fu consegnata arbitrariamente in nome della Signoria di Firenze con Sarzanello, Pietrasanta, Pisa e Livorno a Carlo VIII appena entrato in Toscana, di dove col suo esercito passava per recarsi all'impresa di Napoli. Dondechè quell'atto impolitico quanto vile eccitò contro la casa de'Medici il furore del popolo fiorentino che cacciò dalla città e dallo stato Piero con tutta la sua famiglia cui la Signoria fece poi confiscare i beni, e gli esuli dichiarare ribelli dello Stato.
Infatti l'esito dimostrò quanto inconsiderata fosse stata la determinazione di Piero; imperocchè al ritorno dell'esercito di Carlo VIII da Napoli (anno 1495); sebbene fosse egli pressato dai Fiorentini per la restituzione di quelle piazze forti, a tenore di quanto il re si era col Medici obbligato; i suoi capitani invece venderono poco dopo ai Genovesi per 24000 ducati la città di Sarzana ed il forte di Sarzanello, cosicché d'allora in poi cessò ogni dominio della Rep. Fior. nel territorio sarzanese, che rimase in seguito riunito stabilmente al dominio della Rep. di Genova, meno i casi di temporarie occupazioni.
Tale fu quella avvenuta nel principio del secolo corrente per parte de' Francesi, terminata con il trattato di Vienna del 1814, mercé cui il territorio della Rep. Ligure fu incorporato al regno Sardo, sotto il cui governo prosperoso si mantiene.
Chiese principali, ed altri stabilimenti pubblici di Sarzana.
– Prima per grandezza e per onorificenze si presenta la chiesa cattedrale di S. Maria; essa e a tre navate con colonne di marmo ed arditissime arcate, che Targioni a buon diritto chiamò maravigliose per la larghezza della loro corda, e senza catene nè altre legature di ferro.Non parlerò della prima sua edificazione che rimontar deve al secolo XII, mentre essa esisteva nel principio del 1200 sotto la duplice invocazione di S. Maria e S. Basilio, dirò bensì della sua ampliazione e decorazione, la quale risale indubitatamente al secolo XIV, essendochè sull'architrave della porta maggiore si leggono scolpite le seguenti parole: Ann. MCCCLV. questa pietra fu messa quì sopra la porta; operajo Michelino Vivaldo. – Un buon secolo dopo per la pietà e munificenza del sarzanese cardinale Filippo Calandrini fratello uterino del Pont. Niccolò V fu compita la metà superiore della facciata con finestrone a raggiera, sopra il quale è scolpito l'anno 1473; la quale è tutta incrostata di vecchi marmi di Carrara, che si vuole fossero di quelli esistiti intorno all'anfiteatro di Luni.
Devesi pure allo stesso cardinale la grandiosa cappella della famiglia Calandrini, dedicata a S. Tommaso, che resta nel cappellone a cornu evangelii presso l'altar maggiore, mentre il cappellone di faccia, detto della Purificazione, fu posteriormente decorato di un altare di marmo alto braccia 20 a più ordini con varie statue e bassorilievi. La qual macchina nel secolo XVII fu trasportata dall'antico altar maggiore. – Ricca altresì di marmi fini di statue e di pitture e la cappella del Preziosissimo Sangue situata accosto al presbitero nella navata a cornu epistolae fra il cappellone e l'altar maggiore, cui corrisponde altra cappella a cornu evangelii detta del Crocifisso, essa pure copiosa di marmi.
Fra gli ornamenti fatti di recente è stato aggiunto a questa chiesa e il grandioso organo del Serassi con cantoria maestrevolmente intagliata, che abbraccia tutta la larghezza della navata di mezzo sopra la porta maggiore.
Il capilolo di questa cattedrale é composto di 14 canonici capitolari, fra i quali due dignità l'arcidiacono ed il preposto, oltre due canonici sopranumerarj. Cotesto capitolo da lunga età si governa con i proprj statuti, e nel suo archivio si conserva il famoso codice Pallavicino, che è il bullettone, o la copia autentica dei documenti e privilegj della chiesa di Luni anteriori al 1287, anno in cui quel codice per ordine del vescovo Enrico da Fucecchio fu compilato.
Lo stesso capitolo rappresenta il parroco maggiore della città, ed esso annualmente elegge, o conferma due punti amovibili suoi rappresentanti, ai quali spettano tutte le prerogative del pievano della città.
Chiesa di S. Andrea. – Chiesa antica di una sola navata, che aveva il titolo di pieve fino dal secolo XII; ed in essa credè l'Ughelli, che per bolla del Pont. Innocenzo III del 1204 fosse trasferita da Luni la sua cattedrale. Sebbene, in questa chiesa plebana si conservi l'unico fonte battesimale di Sarzana, pure le funzioni tutte parrocchiali sono, come dissi, di pertinenza esclusiva dei due curati eletti dal capitolo della chiesa maggiore.
In seguito la chiesa di S. Andrea fu offiziata dai frati Paolotti, ai quali venne concessa dal Comune di Sarzana per deliberazione del 23 ott. 1701 con le riserve ivi espresse.D'allora in poi i Paolotti abitarono l'annessa canonica fino alla soppressione de' medesimi accaduta sulla fine del sec. XVIII.
Convento di S. Francesco. – La prima erezione di questo claustro con chiesa assai decente, situato fuori delle mura settentrionali della città, si crede dovuta allo stesso S.
Francesco, comecché manchino prove per dimostrarlo.
Certo è che un claustro di frati Conventuali esisteva costà sino dal secolo XIII, siccome lo dimostrano i fatti indicati dal Targioni nel Vol. XII de'suoi Viaggi, dai quali inoltre apparisce, che la Comunità di Sarzana nel 1467 aveva destinato operai per rifabbricare più grandiosamente la chiesa e convento di S. Francesco, seppure non fu opera, come narrasi dal Wadingo, del Card. Filippo Calandrini, il quale dolente che il convento suddetto fosse derelitto e abbandonato dai frati Conventuali Francescani, pregò il Pontefice a inviarvi quelli dell'Osservanza, ossiano i Minori Riformati, che infatti vi sottentrarono verso la fine di quel secolo e che tuttora vi dimorano.
Illustrano questa chiesa molte lapidi sepolcrali di nobili ed antiche famiglie di Sarzana senza dire del piccolo deposito scolpito da Gio. di Balduccio Pisano per un figlio di Castruccio Antelminelli di nome Guarnieri, e la di cui morte Cicognara seguace del Targioni fissò all'anno 1322, ed anche il Tegrimi nella vita di Castruccio lo disse premorto al padre in età infantile L'iscrizione però palesa che Castruccio era già morto quando fu scolpito il monumento del di lui figlio Guarnieri. – (C. Promis, Storia del Forte di Sarzanello. Torino 1838.) Convento de’Cappaccini. – Cotesto convento con la chiesa annessa resta fuori di Sarzana dal lato di ponente- maestrale nel colle ameno di Monte d'Armelo. La chiesa dedicata a S. Gio. Battista fu consacrata nel 26 aprile del 1578 essa fu fondata insieme con il convento contiguo mediante elemosine contribuite dai Sarzanesi. Il claustro è abitato costantemente dai PP. Cappuccini.
Non così il convento de'Domenicani dentro la città convertito di corto in un elegante teatro, nè quello delle Clarisse soppresse nella fine del secolo XVIII, e ridotto il locale dove esse abitarono a case private e ad offizio principale della dogana, e la loro clausura ad una piazza vasta e regolare.
Collegio de'Missionarj fuori di Sarzana. – Anche questa bella fabbrica resta fuori un terzo di miglio da Sarzana sulle pendici occidentali del poggio di Sarzanello – La prima fondazione di cotesta casa della Missione è del 1735; dodici anni dopo fu ridotta a convito ecclesiastico diretto da quei sacerdoti per disposizione più di Francesco Maria Imperiali del 7 settembre 1747. Ai tempi nostri per atto pubblico del 23 sett. 1838 Pio Luigi Scarabelli vescovo delle due diocesi unite di Sarzana e Brognato vi aggiunse il capitale di franchi 24,000 in contanti. I cherici di questo collegio ricevono l’istruzione morale, religiosa e scientifica necessaria alla loro educazione.
Spedale nuovo. – È una fabbrica grandiosa eretta fra il 1830 ed il 1834 presso la Porta Nuova, dove fu un piccolo spedaletto di faccia alla piazza, già clausura delle Clarisse. Esso è capace di 60 e più letti con tutte le sue officine e quartieri per gl’impiegati. – Non già che Sarzana mancasse di spedali, ma questi erano piccoli o troppo distanti dalla città.Tale era lo, spedale di S.
Lazzaro de'Lebbrosi posto fra Luni e Sarzana sulla strada postale che viene dall'Avenza, da lungo tempo soppresso.
Tale lo spedaletto di S. Bartolommeo, formato in origine per i poveri e pellegrini sulla strada postale medesima fuori della Porta-Nuova, il quale venne alterato nel secolo XV nell'occasione di fortificare con nuovi fossi, muri e baluardi la città; allora quel piccolo nosocomio fu trasportato dentro Sarzana dirimpetto al monastero di S.
Domenico, fino a chè con nuovi assegni è stato convertito nell'attuale e più grandioso spedale.
Episcopio e Seminario. – Sono due fabbriche ingrandite, rese assai comode, meglio disposte e decentemente adornate dallo zelo e dalla pietà dell'attual vescovo Giuseppe Agnini, che vi dedicò in poco tempo somme vistose, talché l'Episcopio di Sarzana mercé sua è stato reso uno dei più decenti e comodi della Liguria. – In quanto poi al seminario, oltre ad averlo ampliato e reso capace di ricevere 70 e più seminaristi vi ha unito una estesa clausura dirimpetto alla cittadella, ed ha fatto innalzare dai fondamenti una vaga cappella, da avervi accesso in certe festività anche il pubblico. Vi sono tutte le scuole, a partire dai principj grammaticali sino alla teologia dogmatica e morale, e vi si ricevono anche i giovani secolari della città.
Palazzo pubblico. – L'attual palazzo comunale isolava e di buon disegno fu un tempo abitato dal commissario, o governatore che ogn’anno mandava costà la Rep. di Genova. Esso é situato nel punto più frequentato della città, fra la piazza Carcandola, che è la più vasta e la piazza dell’erbe. Ha un cortile quadrato con portico a colonne di marmo, le quali proporzionatamente si ripetono nel piano superiore contornato da una balaustrata di marmo simile ad abra del mezzanino superiore. Ma esternandole il palazzo pubblico, dove anche si aduna il Tribunale di Prima Istanza, e stato modernamente restaurato con portico e terrazza sulla facciata di rimpetto alla piazza dell'Erbe, e con nuova porta, terrazzino e colonne di marmo davanti alla piazza Carcandola, nell'antico della qual porta leggesi la seguente iscrizione: Curia Ornata, anno 1825.
L'antico palazzo, di cui si conserva in gran parte il disegno nelle scale e nel cortile, fu edificato nel 1472 quando Sarzana dipendeva dal Comune di Firenze, e quando v'era per suo capitano Andrea Cresier.
Il Gaye nel carteggio inedito di artisti (Vol. I. Append. II.) ha pubblicato su questo rapporto una lettera di quel capitano diretta nel 25 marzo del 1472 a Firenze a Lorenzo il Magnifico. Eccone la copia: Magnifice Generose Vir, etc. – Ser Antonio Hyvano uomo dotto ed egregio a me amicissimo, viene costì all'Eccelsa Signoria ambasciadore di questa città per alcune loro occorrenze e bisogni et maxime perché avendo questi cittadini dato principio alla fabbrica del Palagio della residenza del capitano, il quale è necessario di fare, (cioè di rifare) e non essendo costoro più abili si sieno ec. mandano a quella Signorina la quale se gli aiuterà in breve tempo detto palagio sarà alla sua perfezione.
Arroge a questa lettera una deliberazione presa in Sarzana nel consiglio degli anziani sotto dì 4 genn. 1472, dalla quale rilevasi che era stata decretata l'edificazione di quel palazzo servendosi dei denari de'pascoli, e di quelli che si sarebbero ritratti dalla vendita del palazzo vecchio che fu realmente nel 1473 per sole lire 320 alienato, metà a Giovanni Meduseo maestro di grammatica, e metà a Giovanni Villani da Pontremoli medico. Ma l'oggetto della spedizione di Antonio Hyvani alla Signoria di Firenze, di cui parla la lettera quì sopra riportata, fu per chiedere in nome del Comune di Sarzana un imprestito alla Rep. Fior. di lire 300 annue da continuarsi per quattrro anni.
Non era per anco cotesto palazzo terminato quando i Sarzanesi nel 1486, si resero ai Genovesi, ossia al Banco di S. Giorgio. Infatti esso non restò compito, o almeno ornato, se non che nel 1554 come rilevavasi da una lapida esistita nella sale grande di cotesto edifizio, la quale diceva: Io. Maria Spinula Patricius Sar pro Magn. D. Georgii Magistrata in Provincia Lunen. intrr caetera domi forisque praeclara gesta, Palatium per, faciendum ornandumque curavit.
MDLIV.
Teatro Nuovo. – Vago per forme e per ornato è il nuovo teatro fabbricato nel principio del secolo XIX da una società di otto soli accdemici che lo hanno fatto recentemente ridipingere e adornare. Risiede davanti la piazza che fu clasura delle Clarisse presso la Porta Nuova sulla strada del Borgo nel locale dove fu, come dissi, il convento dei Frati Domenicani.
Fortificazioni e mura di Sarzana. – Già ho annunziato che Sarzana fino al secolo XII non era che un borgo probabilmente murato, mentre nel secolo susseguente i Pisani che vi dominarono fecero innalzarvi a sua difesa una rocca (anno 1262)appellata Ferma Fede, distrutta nel 1486 dai Fiorentini, che tosto rifabbricarono nel luogo medesimo la cittadella, che tuttora esiste quasi intatta, sebbene ridotta, una parte ad uso di carcere, ed altra porzione a caserma di soldati. Essa, per asserto dell'ingegnere antiquario sig. Carlo Promis, fu edificata sopra tre piani differenti da principio, dic'egli, si volle fare un quadrato di 30 metri per lato, agli angoli del quale innalzaronsi sole due torri ed un maschio rotondo nel centro quindi fu prolungato il quadrato sino a metri 53,20, e piantate le altre due torri angolari; finalmente diventò un parallelogramma dell'altezza di metri 53,20 e della lunghezza di metri 75,60, munito di 4 torri agli angoli e di due nel centro, delle circolari sporgenti per 7/8 della circonferenza. La forma della porta maestra, le mura fortemente scarpate, l'altezza del parapetto le troniere poste a due ordini, ne rendono l'aspetto affatto simile a quello di tutti i castelli di quella medesima età. – (C.
Promis, Opera cit.) Dopo che fu ceduta Sarzana a Carlo VIII (anno 1494), per dabbennaggine del figlio di colui che vi aveva ordinato la cittadella testè descritta, quel sovrano comandò di ampliare cotesto fortilizio, per cui vi si aggiunsero alcune mezze lune al di fuori ed un baluardo di fronte, frapponendo a quell'opera avanzata una porta che fu chiamata Pisana, forse dalle tre armi di Pisa, le quali sono costì tuttora murate. – (Opera cit.) Rispetto alle mura urbane, ed ai fossi che difendevano cotesta città, per quel che sia della prima loro costruzione, gli uni e le altre esistevano fino dal sec. XIV, siccome rilevasi dagli statuti comunitativi di Sarzana del 1320, riformati nel 1357. È altresì vero che la banca di S.
Giorgio, dopo che ebbe ricuperato Sarzana dai comandanti francesi di Carlo VIII (anno 1496) ordinò ai capitani che mandava al governo di questa città e suo territorio, di ricostruire le torri ed i baluardi intorno alle mura. La qual cosa ebbe effetto fra il 1514 ed il 1530. – (Veggasi Targioni nel Vol. Xll de'suoi Viaggi dove sono riportate varie iscrizioni in marmo murate sopra i torrioni e baluardi).
A quel tempo Sarzana contava cinque porte, ridotte quindi a una sola (la Porta a mare) mentre ora sono quattro voltate verso i 4 venti principali; cioé la Porta Nuova, di rimpetto a levante che fu aperta assai grandiosa sulla fine del sec. XVIII tutta di marmo bianco di Carrara; la seconda voltata a libeccio è la Porta a Mare di dove esciva la strada postale che passando la Magra arrivava sino a Lerici, mentre ora per la Spezia Continuava a Genova ecc. La terza porta di rimpetto a settentrione- grecale appellasi Porta S. Francesco perché conduce alla vicina chiesa e convento di questo nome; finalmente la quarta volta a ponente conserva l'antico vocabolo di Porta-Caleri, o di Porta di Parma, perchè per costà entrava la vecchia strada Romea, o Pontremolese.
La città di Sarzana sotto il dominio della Repubblica di Genova fu residenza di un commissario governatore la cui autorità si limitava sopra i paesi posti di qua dalla riva sinistra della Magra, e su quelli alla sua destra situati sulla sponda orientale del Golfo della Spezia fino al taglio attuale della strada postale che varca quei colli prima di arrivare alla città della Spezia. – Sotto il regime temporario del dominio francese Sarzana fu residenza di un sottoprefetto del dipartimento degli Appennini, il di cui prefetto risedeva nella città di Chiavari; e finalmente sotto l'attuale governo può dirsi che Sarzana divida con La Spezia le prerogative di capo-luogo della provincia di Levante nel ducato di Genova, R. Sardo, alla quale provincia spettano sei manda menti o giudicature; cioé, 1 Sarzana, 2 Spezia, 3 Lerici, 4 Avezzano, 5 Levanto, 6 Godano.
Alla Spezia risiedono tutte le autorità provinciali, economiche e militari, cioè, l'intendente della provincia, il Tesoriere, un Colonnello comandante, un Direttore di Pulizia ecc. In Sarzana all'incontro si trovano tutte le autorità giudiziarie superiori della stessa provincia. Tale è un tribunale collegiale con tutti gli stabilimenti che appartengono direttamente all'ordine giudiziario, siccome la conservazione delle ipoteche, l'uffizio del Registro ecc.
Il qual tribunale giudica in seconda istanza gli appelli delle sentenze date dai giudici di Mandamento, le cui attribuzioni sono limitate alle cause di possessorio sommario, a quelle di danni dati e cose simili; altronde serve di tribunale di prima istanza per tutte le cause civili, meno alcune poche riservate al senato di Genova che è il tribunale di appello per tutto quel Ducato.
Nei giudizj poi criminali la competenza del tribunale di Sarzana è limitata a quei delitti che non importano pene maggiori della carcere; tutti gli altri sono di competenza del senato di Genova. Lo stesso tribunale di Sarzana fa le funzioni di tribunale di commercio per tutti i Mandamenti della Provincia.
Abbellimenti recenti di Sarzana, – Da tre anni a questa parte il materiale di Sarzana è migliorato assai, sia negli edifizi privati, sia nelle opere pubbliche; fra le quali rammenterò 1. il taglio della grossa muraglia detta lo Sprone presso l'antica Porta a Mare ed è di costà donde esce la nuova strada postale dirimpetto alla facciata posteriore del Palazzo pubblico; 2. l'amenissimo passeggio fuori della Porta nuova a triplici vie, tutte adornate di piante di acacie pinifere e di platani orientali con piazze rotonde e intorno alle medesime, come per tutto il passeggio, fornite di sedili di marmo bianco; 3. il lastrico delle strade parallele alla maggiore del Borgo, e questa resa più eguale ed in molti punti abbassata sino oltre un braccio, talché nella piazza davanti alla cattedrale si e resa più svelta la sua facciata restata finora sotterrata per due terzi di braccio.
La città di Sarzana ha una sola parrocchia, quella della sua chiesa maggiore, dalla quale nel'833 dipendevano le due cappelle suffraganee de'subborghi, quella di S.
Lazzero a levante e l'altro di S. Caterina a ponente.
Sarzana fu patria di uomini illustri nella storia, nella spada, nella gerarchia ecclesiastica nelle scienze e nelle lettere. Senza dire che in Sarzana nacque il Pont. Niccolò V, ed il suo fratello uterino Card. Filippo Calandrini; senza dar la nota de porporati, vescovi e prelati insigni che in Sarzana ebbero vita senza ripetere la lunga lista che di santi, cardinali, vescovi e scienzisti diede pochi anni fa l'abbate Emanuele Cierini nelle sue Notizie della Lunigiana, mi limiterò a rammentare Giovanni Meduseo maestro di grammatica in Sarzana, Antonio Ivani terso scrittore latino, che nel secolo XV avanzato cuoprì varii ufficii in patria e fuori (si aggiunga) e posteriore di un buon secolo ad altro distinto scrittore di codici, uno de’quali contenente le commedie di Plauto esiste nella Biblioteca privata del Marchese Leopoldo Feroni scritto nel 1335 da Antonio Sarzanese, citerò fra i più distinti del Secolo XVI un Agostino Bernucci giureconsulto distinto ed autore di un poema latino, i Baccanali; mentre nel secolo XVII si rese celebre nel foro altro giurisperito, Giuseppe Mascardi, scrittore del conosciuto trattato de Probationibus; finalmente nel secolo attuale fiorisce tale scienziato che come vivente, per natura di quest'opera, e per la di lui modestia non starò a nominare.
Comunità e mandamento di Sarzana . – Mancando di notizie catastali sulla dimensione superficiale di cotesto territorio non si può indicare con esattezza quella della Comunità di Sarzana e molto meno del suo Mandamento.
– E noto bensì che i confini comunitativi di Sarzana corrispondono dal lato della Magra a quelli descritti da G.
Targioni-Tozzetti che riportò la Rubr. 71 del libro primo di quei statuti municipali (T. XII. p. 24), cioé, dal ponte di Radetta sull'Amola finché l'Amola non si scarica nella Magra, e di là mediante questo fiume sino al mare.
Dirimpetto poi a settentrione, a levante e a sciricco gli antichi confini comunitativi di Sarzana corrisponderebbero a quelli del suo Mandamento attuale di qui dalla Magra. Cotesta giurisdizione infatti si estendeva lungo il littorale di Luni fino alla foce del torrente Parmignola , il qual corso di acqua dirimpetto a levante serve ora di confine sino alla sua sorgente fra la Comunità di Ortonovo della Provincia di Levante e quella di Carrara del Ducato di Modena. In quest’ultimo tragitto rasenta la strada postale di Genova e due dogane, mentre dal lato di grecale verso settentrione la giurisdizione del Mandamento di Sarzana termina sui crine de' poggi di Ortonovo e Castelnuovo, dai quali riscende sulla strada postale presso il Portone di Caniparola per lasciare fuori il territorio modenese dell'ex-feudo di Fordinovo, che lambisce e costeggia da tre lati, rimontando per il rio di Alba Chiara verso il fianco occidentale del poggio di Fosdinovo, a ponente del quale trova il torrente Amola, e con esso riscende in Magra. – Fra simili confini, sino dai primi secoli dopo il mille, era compresa la giurisdizione della città di Sarzana, come risulta anche dalla convenzione del 1317 fra cotesta Comunità e Gherardino Malaspina vescovo di Luni. – (Vedere la parte storica del presente Art.) Fra i maggiori corsi d'acqua che bagnano il territorio della Comunità di Sarzana, contasi per prima la libera e pericolosa fiumana della Magra, la quale in tempo di copiose piogge vaga per un letto immenso senz'argini e senza un ponte, cotanto desiderabile per non più trattenere nei tempi di piena i passeggieri sulle due rive. Secondo per dimensione di letto e il torrente Carcandola , il quale lambisce le mura occidentali di Sarzana e dà il suo nome alla piazza maggiore della città per dove passava l'antico suo alveo.
Anche il torrente Carcandola manca di ponti con tutto che la Comunità di Sarzana nei suoi statuti del secolo XIV, alla Rub. 46 del Lib. I, ordinasse che se ne fabbricasse uno alla dirittura della Porta Calari, ossia di Parma. – Il terzo torrente più dei precedenti scarso di acque, tributario pur esso della Magra, e quella dell’Amola, detto anche la Giarra di Falcinello che scorre lungo i confini settentrionali della stessa Comunità.
Le qualità fisiche del territorio del suo Mandamento, contemplato alla sinistra della Magra, in pianura, si riducono a quelle di un terreno colmato da rena, ghiaja e ciottoli più o meno voluminosi di calcarea appenninica, di calcarea saccaroide e di gres antico, siccome può vedersi nelle maggiori tagliate recchie e nuove lungo le strade maestre di quella campagna, mentre l'ossatura de'poggi che dal lato di grecale e di settentrione fanno spalliera alla valle consiste in strati di argilla schistosa, alternanti con quelli di calcarea-arenaria color grigio-giallo, i quali ultimi veggonsi spesse volte attraversati da filoni di spato calcare.
In quanto poi al terreno lungo il littorale fra la Marinella e la bocca di Magra, all'Art. Marinella di Luni si disse, che cotesto suolo intieramente arenoso era stato disegualmente ricoperto da terra vegetale depositatavi dalle inondazioni della Magra ed in parte dal non lontano torrente della Parmignola; si disse ancora, che questa tenuta innanzi le operazioni agrarie intraprese dall’ attual fittuario sig. Magni-Griffi di Sarzana era sparsa di acque stagnanti e di lagune, le quali per trovarsi arrestate dalle dighe o tomboli e forse anche per essere inferiori al livello attuale del mare, non avevano un libero sgorgo, sicchè nell'estate quell'aria diventava malsanissima.
Rispetto all’origine delle quali lagune il prelodato Targioni-Tozzetti, nel T. Xl, pag 22, de'suoi Viaggi, citò un cas o riportato da Giulio Obsequente (De Prodigiis); cioè, che nel consolato di P. Cornelio Scipione Affricano e di C. Fulvio Flacco (134 anni innanzi G. C) 4 jugeri di terra, intorno a mille metri di superficie, si sprofondarono nel territorio di Luni. e ne sorse un lago checchè ne sia, è cosa certa che nel secolo XII fra Luni e la Magra esisteva un padule, causa primaria della desolazione di quella città.
– A dimostrare cotesto fatto giova per tutti un istrumento pubblico dell'anno 1154, 28 ottobre, ricopiato nel secolo XII nel Registro vecchio della città di Sarzana, col quale i consoli gloriose civitatis Lune (sic) venderono per lire otto imperiali al Comune di Amelia, da quel giorno sino al primo di maggio prossimo venturo, il diritto della pesca nel padule di Luna per la porzione di detto padule spettante alla loro città, cioé, eundo prope Lunam quantum se extendit districtus ejus a campo supra Peragii usque ad fumen quod dicitur Macra etc. Fu rogato quell' istrumeuto in Luna stessa da Enrico notaro imperiale e della curia lunense alla presenza di varj testimoni. – Cotesto documento frattanto ci avvisa, che nel 1154 non solo esisteva nelle viciname di Luni un padule, ma che la stessa città veniva amministrata dai proprj consoli, i quali davano alla loro patria il fazioso epiteto di gloriosa città, gloria che trapassò come un baleno. – (Ved l'Art.
precedente).
Già nel 1204 per attestato del Pont. Innocenzo III una delle ragioni per traslocare la residenza vescovile di Luna a Sarzana fu per causa dell'aria mals ana di quella Città, e Guido Cavalcanti di Firenze un secolo dopo (1300) essendo stato mandato con diversi altri cittadini fiorentini a confine a Sarzana, poco dopo fu richiamato di la per l’infermo aere di quella contrada.
Relativamente ai prodotti agrari Sarzana e circondata da ridenti colline e da fertilissima e sana pianura, dove prosperano gli ulivi, le viti, i gelsi, ed ogni sorta di frutti arborei tramezzo a variate piante da sementa, mentre verso la marina abbondano pascoli naturali ed artificiali, siccome fu detto all’Art. Marinella di Luni.
La Comunità di Sarzana non mantiene medici ne chirurghi, salaria bensì dei maestri pubblici per le scuole di leggere, scrivere, abbaco, e grammatica sino alla rettorica inclusive. – Non vi si fanno mercati settimanali ad onta che antichissima ne sia la loro situazione, sono bensì permesse quattro fiere annuali di bestiame, le quali cadono nella domenica di Passione, del lunedì dopo la festa della SS. Trinità, nel 4 ag. e nel 14 sett. – Per gli affari economici e di governo Sarzana è sottoposta all’ intendente della sua provincia residente nella Spezia.
Popolazione della Comunità di Sarzana nell’anno 1832.
SARZANA, Città e subborghi, S. Maria, Cattedrale, Abitanti N.° 5890 SARZANELLO, S. Martino, Prioria, Abitanti N.° 1014 Falcinello, SS. Fabiano e Sebastiano , Prepositura, Abitanti N.° 596 TOTALE , Abitanti N.° 6500 Diocesi di Luni Sarzana. – All’Art. Luni (Vol. II pag.
950) dissi, che dopo mancata codesta città al mondo politico ed alla storia ecclesiastica, dopo essere state trasfuse le sue onorificenze in Sarzana bisognava richiamare il lettore all'Art. di quest'ultima città, dove sarebbero state indicate le vicende ecclesiastiche della sua diocesi non che le politiche del suo territorio.
Fu cotesta di Luni una certamente delle prime città della Toscana che abbracciasse la fede di G. Cristo tostoché in essa nacque il martire S. Eutichiano, il quale salì sulla cattedra di S. Pietro nell'anno 274 dell'Era volgare.
lnfatti la sede episcopale di Luni-Sarzana non riconosce alcun metropolitano, essendo i suoi vescovi sino dall'origine soggetti al sommo Pontefice, il qual privilegio fu loro confermato nel 1149 da una bolla del Pont.
Eugenio III.
Non si può nondimeno accertare chi fosse il suo primo vescovo, comecchè l'Ughelli abbia posto in capolista de'suoi settanta vescovi della chiesa di Luni-Sarzana un Ebedeo, (habet Deus), forse quello stesso che nell'anno 303 intervenne al concilio di Sinuessa nella Campania, e di nuovo nel 324 ad un concilio generale adunato in Roma, sebbene quest'ultimo sia da molti tenuto per apocrifo.
Al primo Vesc. Ebedeo succedé altro martire S. Terenzo, cui l'Ughelli fa succedere Vittore per terzo vescovo lunense intervenuto al sinodo romano del 504. – Al martire S. Ceccardo quinto Vescovo di Luni, di cui si venerano i resti nella chiesa collegiata di Carrara, sembra che succedesse quel Vesc. Venanzio che carteggiava con il Pont. S. Gregorio Magno. Sul principio del secolo X era vescovo di Luni Adalberto I, il quale nel 901 assisteva in Roma ad un placito dell'Imp. Ludovico pubblicato dal Fiorentino nelle Memorie della contessa Matilda; ed era quello stesso vescovo Adalberto che ottenne in Pavia dall'Imp. Berengario amplissimo privilegio in favore della chiesa di Luni, confermato più tardi ad Adalberto II dall'Imp. Ottone I (anno 963; e da Ottone II nel 981 al vescovo Gottifredo, quindi nel 1028 dall'Imp. Corrado il Salico al vescovo Guido: all'ultimo de'quali trovasi data o piuttosto confermata in benefizio la badiola di Brugnato con tutte le sue chiese, beni e ragioni da passare anche nei vescovi lunensi suoi successori.
All'Art. Carrara rammentai la donazione fatta nel 1151; da Gottofredo II vescovo di Luni della pieve di S. Andrea di Carrara con tutta la giurisdizione spirituale di quel piviere al priore di S. Frediano di Lucca. Lo che accadeva due anni dopo che il Pont. Eugenio III aveva preso la chiesa lunense con tutti i suoi diritti sotto la proteziene immediata della S. Sede.
Non dirò del Vescovo Pietro familiare dell'Imp. Federigo I, cui concesse due privilegi conformi, il primo del 29 giugno 1183, dato in Costanza, l'altro del 29 luglio 1185, spedito da San Miniato; sibbene rammenterò quel vescovo Gualtieri, il quale nel 1202 prese ad enfiteusi dai marchesi Malaspina varie terre e castelli della Lunigiana, e ciò nell'anno stesso in cui il Pont. Innocenzo III confermava alla chiesa di Luni il privilegio del Pont.
Eugenio III suo antecessore. Allo stesso vescovo Gualtieri fu diretta altra bolla pontificia nel 26 marzo 1204, con la quale il Papa Innocenzo concedè la traslazione e onorificenze della cattedrale di Luni in Sarzana.
Rammenterò inoltre il vescovo Enrico di Fucecchio come quello che nel 1285 ottenne dall'Imp. Rodolfo il diritto della zecca; e fu quello stesso vescovo che raccolse tutti i diplomi, bolle, convenzioni e donazioni relative alla chiesa di Luni, facendole trascrivere per mano di notaro nel famoso bullettone, denominato il Codice Pallavicino, il quale si conserva dai canonici della cattedrale di Sarzana. Finalmente rammenterò il vescovo Antonio da Canulla, davanti al quale nell’ottobre del 1306 trattò il poeta Dante Alighieri delle condizioni di pace con un ramo de'marchesi Malaspina. Al qual vescovo Antonio, morto nel 1312, subentrò Gherardino Malaspina che fu un anno dopo condannato dall'Imp. Arrigo VII per aver egli abbracciato la parte Guelfa contraria all'Impero. – (Vedere l’art. precedente.) Dopo 78 vescovi fu eletto in questo secolo (anno 1820) Pio Luigi Scarabelli prete esemplare della Missione e insigne per carità cristiana. Egli ancora fu il primo vescovo delle due diocesi riunite di Sarzana e Brugnato. – Vedere BRUGNATO.
Al vescovo prenominato è succeduto nel 1840 il benemerito Giuseppe Agnini tuttora per grazia di Dio vivente vescovo di Luni-Sarzana e Brugnato.
La diocesi di Luni-Sarzana ha subìto quattro smembramenti. avvegnaché; essa in origine abbracciava tutti i popoli della diocesi, già abazia di Brugnato, staccata fino dal 1133 dalla diocesi lunense. In seguito dal Pont. Alessandro III con breve del 1161 fu concessa alla chiesa arcivescovile di Genova la pieve di S. Pietro a Portovenere sino allora appartenuta alla Diocesi di Luni.
Cosicchè innanzi il 1133 cotesta diocesi dal lato di Val di Vara comprendeva quasi tutto il Mandamento di Godano, e dalla parte del mare arrivava sino a Sestri di Levante; mentre dal lato della Toscana confinava con l'antico corso della Versilia sino al Ponte di Strada poco innanzi di entrare in Pietrasanta e di là rimontando cotesta fiumana abbracciava Vallecchia, Corvaja, Seravezza e Rosina dove, entrando nel ramo destro che scende da Levigliani e Terrinca, i di cui popoli erano compresi nella diocesi lunense con tutti gli altri paesi della Versilia situati a ponente di Levigliani, saliva l'Alpe di Terrinca e della Corchia per poi scendere nella Garfagnana superiore presso Camporgiano che faceva parte del pievanato della sua pieve di Piazza, siccome gli appartenevano sulla sinistra del Serchio i paesi di S. Romano, S. Donnino, Dalli, S. Anastasio, Gragnana ecc. sino alle sorgenti del Serchio di Soraggio. Di costassù arrivava lungo la cresta dell'Appennino che serve di confine a questa diocesi di Toscana con quelle di Modena, Reggio e Parma nella Lombardia, passando sopra le cosidette Alpi di Soraggio, di Mommio, di Camporaghena di Monte Orsajo, della Cisa e Monte Molinatico. Sull'ultimo di questi monti sottentrava il territorio piacentino col quale quello delle Diocesi di Luni e Brugnato da ponente a libeccio si dirige sul monte Gottaro dove trovasi il tetritorio della diocesi di Genova e di conserva con essi arrivato al promontorio di Sestri di Levante sul mare.
All’Art. Lunigiana Vol. II pag. 951 riportai le parole di un lodo del 1202 in cui sono descritti i confini assegnati in quel tempo alla diocesi di Luni, dopo cioè i due primi smembramenti del distretto abbaziale di Brugnato e della pieve di S. Pietro a Portovenere, Assai maggiore riescì per la diocesi di Luni-Sarzana il terzo smembramento fatto nel 1787 allorchè il Pont. Pio Vl eresse in cattedrale la chiesa collegiata di S. Maria a Pontremoli, assegnando alla nuova diocesi 124 parrocchie, comprese nella Lunigiana e nella Versilia granducale, delle quali tre sole appartenengono alla cattedrale di Brugnaato. – Ved, Pontremoli, Diocesi.
Il quarto ed ultimo smembramento ebbe effetto dopo il 1823 mediante bolla del Pont. Leone XII quando dichiarò Massa-Ducale sede di un vescovo suffraganeo del metropolitano di Lucca. – Essa informata di 133 parrocchie, 41 delle quali nella Garfagnana bassa staccate dalla diocesi di Lucca, e 92 appartenute a quella di Luni- Sarzana, cioé, 66 esistenti nella Lunigiana, e 26 nella Garfagnana alta. In compenso della qual perdita lo stesso Pont. riunì sotto il prelato medesimo di Luni-Sarzana la diocesi di Brugnato con tutte le sue parrocchie, conservando i privilegj alle due cattedrali rette però da un solo vescovo col titolo di Luni-Sarzana e Brugnato . – Vedere BRUGNATO.
In conseguenza di ciò nell'anno 1832 le due Diocesi di Luni-Sarzana e Brugnato contavano 121 popoli, 91 dei quali spettanti alla prima e 30 alla seconda, dove in detto anno esisteva una popolazione totale di 75015 abit.
spettanti quasi tutti al Regno Sardo. – Dissi quasi tutti poichè sette parrocchie poste fra la Valle del Serchio e la Val di Magra sono comprese nella Comunità di Minucciano del Ducato di Lucca, tre spettano al Ducato di Parma, e due alla Comunità dell'ex-feudo di Rocchetta e Suvero del Ducato di Modena. Quest'ultime sole fanno parte della diocesi di Brugnato. – Nel corrente anno però trovo il numero delle chiese parrocchiali della Diocesi di Luni-Sarzana aumetato di sei cure già cappellanie curate.
Tali sono le seguenti: 1.° di Migliarina sotto la pieve d’Isola; 2.° di Campiglia, già succursale di Biassa; 3.° di Bastremoli già succursale della Piana di Bettolla; 4.° di Pagliola, stata sotto la parrocchiale di Lerici; 5.° di S.
Lazzaro fuori della Porta Nuova , ossia Pisana di Sarzana già sottoposta alla pieve Maggiore della sua cattedrale; 6.° di S. Carterina fuori della Porta Caleri, o di Parma, stata finora compresa nella popolazio della chiesa maggiore di S. Maria a Sarzana.
Questa non grande ma bella ed assai decente città è situata alla base meridionale della collina di monte d’Armelo, detta de' Cappuccini, e poco lungi dal poggio vitifero e olivifero di Sarzanello che si alza al suo grecale, e che costituiscono gli ultimi sproni a libeccio dell'Alpe Apuana carrarese. – Giace Sarzana in una ridente pianura sulla strada postale di Genova che attraversa nella sua maggior lunghezza, alla distanza di circa un miglio toscano dal fiume Magra e accosto alla ripa sinistra del torrente Carcandola.
Trovasi cotesta città sotto il grado 27° 37' 2" di latitudine ed il grado 44° 7' di longitudine, 5 miglia toscane a maestrale delle rovine di Luni, quasi 10 miglia toscane a levante per la strada postale dalla città di Spezia posta in fondo del golfo omonimo, miglia toscane 3 a ponente di Castelnuovo di Magra, altrettante a grecale di Lerici, 4 miglia toscane per la strada rotabile a libeccio di Fosdinovo; 5 a settentrione-maestrale dalla bocca di Magra, 9 in 10 miglia toscane a ostro dell'Aulla; e 8 in 9 miglia toscane a ponente-maestrale di Carrara.
Dell'origine e nome di Sarzana, o Serezano , è inutile discorrere dopo tanti che ne scrissero senza escire peraltro dall’arbitrario o dal congetturale. – Certo è che Sarzana di castello, quindi di borgo, dopo il secolo XII crebbe in Terra e finalmente in città in proporzione che si abbandonava l’etrusca malsana Luni, in guisa che i suoi vescovi mercè di una bolla del Pont. Innocenzo III (anno 1204) trasportarono la residenza e le onorificenze col titolo della sua cattedrale in Sarzana dove sembra che fossero state due chiese battesimali sotto l'invocazione di S. Basilio e di S. Andrea.
Fu infatti nella chiesa di S. Andrea di Sarzana, quando nel 1137 si tenne dal vescovo di Luni un sinodo diocesano. – (Ughelli Italia Sacra in Episc. Sarzanen.) È altresì vero che anche un secolo dopo la bolla del P.
Innocenzo III, colla quale si accordava ai vescovi di Luni la facoltà di trasportare la residenza loro e quella del capitolo Lunense in Sarzana, questo e quello per un buon secolo uffiziarono ora all'Amelia, e più spesso a Castelnuovo di Magra. – Vedere CASTELNUOVO DI MAGRA.
Sarzana peraltro venne qualificata come borgo in una carta del giugno 1085 appartenuta al distrutto Mon. di S.
Venerio del Golfo, quando il marchese Alberto Rufo, autore dei marchesi di Massa e di alcuni giudici di Cagliari in Sardegna, stando nel borgo di Sarzana, confermò alla cattedrale di S. Maria di Luni diverse corti e latifondi per suffragare le anime del fu March. Alberto suo padre e del di lui fratello Ugo. – (Murat. Antich.
Estens, P, I.) Nè questa è la memoria più antica di Sarzana, mentre nel codice Pallavicino, esistente nella sua cattedrale, conservasi copia di un diploma di Ottone I nell'anno 963, quando quell'imperatore concedeva ad Adalberto vescovo di Luni ed ai suoi successori, fra le diverse corti e paesi, anche il castello di Sarzana . (Ughelli loc. cit.) Questa città adunque nel 963 non era che un semplice castello, mentre nel 1085 in grazia dell'aumentata sua popolazione prese il vocabolo di borgo, del quale conserva nella sua topografica figura tutta la primitiva origine specialmente nella principale, più aperta e più bella strada del borgo che attraversa in tutta la sua lunghezza dalla Porta Nuova alla Porta Caleri. Quindi è che tanto il castello quanto il borgo di Sarzana furono distinti in un privilegio spedito nel 29 luglio 1185 dall'Imp. Federigo I a Pietro Vesc. di Luni, cui non solo confermò i favori imperiali precedentemente concessi da lui (anno 1183) e da altri imperatori alla sua chiesa, ma ancora le accordò il castello di Sarzana col distretto e l’erbatico del borgo di Sarzana compresavi la giurisdizione, mercato, ecc.
All’Art. San Stefano (borgo di) quì indietro pubblicato, parlando di cotesto privilegio di Federigo I che assegno al vescovo Lunense anche il borgo di San-Stefano col mercato, bando, giurisdizione e pesca, dissi, che cotesti diritti di signoria dei vescovi sopra i popoli di San Stefano e di Sarzana dovettero, se non poco dopo, ben presto essere quasi paralizzati dalla crescente forza dei municipj.
Infatti lo stesso Federigo I, 22 anni innanzi al privilegio concesso nel 1185 al vescovo di Luni, con diploma spedito da Lodi nel 3 novembre 1163 aveva ricevuto sotto la sua imperiale protezione il borgo e gli abitanti di Sarzana, cui concedeva la privativa di un mercato settimanale da farsi nei giorni di sabato, lasciando la scelta del luogo all'arbitrio de' suoi consoli e sopprimendo nel tempo stesso il mercato della città di Luni , nonchè quelli di altri paesi della Lunigiana; il qual privilegio poi nel 1226 fu confermato ai Sarzanesi dall'Imp. Federigo II con diploma dato in Sarzana nell'agosto di detto anno.
La facilità con la quale allora si accordavano onorificenze e regali e dagl’Imperatori tedeschi al loro comparire in Italia e sopra tutto dimostrata dai privilegi dell'Imp. Carlo IV, con uno dei quali, del 12 febbrajo 1355 a favore di Gabbriello Malaspina vescovo di Luni Sarzana, si accordava per interesse della sua mensa vescovile tuttociò che nel 1185 era stato concesso dall'Imp. Federigo I al vescovo Pietro suo predecessore; e si regalava tuttociò quasi nel tempo medesimo in cui si davano in feudo da Carto IV ai marchesi Malaspina di Fosdinovo, a quelli di Mulazzo e di Oramala, ed anche alla Rep. di Pisa molti luoghi nel diploma del Vesc. Pietro nominati.
Che Sarzana a quella età ed anche innanzi fosse soggetta ai Pisani lo dichiarano i documenti sincroni e gli scrittori del tempo, tra i quali mi limiterò a citare un Cap. della cronica di Matteo Villani. (Lib. V. Cap. 39) dove dice, che l'Imp. Carlo IV alla fine di maggio del 1355, non credendosi sicuro in Pisa per le novità sopravvenute, domandò ai Pisani di volere la libera guardia di Pietrasanta e di Sarzana, e che gli Anziani gliela diedero, sicchè Carlo vi mandò incontanente l'imperatrice con parte delle sue genti.
Dissi poi in altro mio opuscolo de'Cenni sull’Alpe Apuana ed i Marmi di Carrara , a pag. 169, che i vescovi di Luni, subentrati fino dal secolo IX, o X col titolo di conti nel dominio temporale sopra varie terre della loro diocesi, non poterono mantenersi nell’acquistatosi splendore e farla da principi molto al di là del secolo XIII. Intendeva allora di riferire al decreto imperiale del 23 febb. 1313, fulminato da Poggibonsi da Arrigo VII, col quale volle destituire dai diritti temporali Gherardino Malaspina vescovo di Luni.
Quindi è che i Sarzanesi profittarono della depressione del partito Guelfo, cui allora aderiva il loro Vesc. Gherardino, assente e ritiratosi in Firenze nel convento di S. Jacopo d'Oltrarno. – (Carta della Primaziale di Pisa del 9 agosto 1314 nell’Arch. Dipl.Fior) A dimostrare un tal vero si prestano varii atti di procura, e contratti successivi copiati in pergamena sino dal secolo XIV nel Registro vecchio che conservasi nel palazzo pubblico di Sarzana. – Il primo documento del 9 agosto 1318 é un'atto di procura fatto in Firenze nella chiesa parrocchiale di S. Jacopo d'Oltrano, col quale Gherardino Vesc. e conte lonense per se e suoi successori a nome della sua chiesa, costituiva in procuratore Enrico canonico lunense e arciprete della pieve di Trebbiano per locare in perpetuo al Comune e università di Sarzana i diritti e gli usi spettanti alla curia e chiesa di Luni sopra questa città, e quelli del suo distretto giurisdizionale, a partire dall'acqua d'Amola sentendo verso Sarzana, et a Sarzana ultra versus Lunam a strata romana inferius, et per ipsam stratam usque ad aquam Palmignole, et ab inde infra usque ad mare et flumen Macre, et redeundo per ipsum flumen usque ad dictam aquam. Amole per pontem de Radeta, etc. – Rogò Benedetto di maestro Gambino notaro fiorentino.
Il secondo istrumento dato in Sarzana riguarda il consenso prestato dai canonici lunensi capitolarmente adunati per l'enfiteusi di Sarzana e del suo territorio nei termini di sopra indicati; considerando, dice il documento, come tutti i diritti spettanti alla curia e chiesa lunense sono occupati e dissipati senza potere essere difesi dal proprio vescovo, e considerando la sincerità e probità del Comune e uomini di Sarzana abili alla difesa dei diritti e luoghi sopra descritti, e considerata l'indigenza del Vesc. di Luni, et quod Lunensis ecclesia nihil comodi ex inde percipiebat, di volontà e consenso del vescovo Gherardino lo stesso capitolo concedè al Comune di Sarzana e per esso al suo sindaco a nome di pensione annua i soprannominati diritti ed usi spettanti alla chiesa e curia lunense con l’obbligo di pagare, siccome il sindaco a nome del Comune di Sarzana pagò 50 fiorini d’oro, e inoltre dentro l'ottava del natale del Signore un’annua pensione di 12 denari al detto vescovo o suo procuratore, ecc. Actum Sarzana in sacristia Ecelesiae majoris S.
Marie alla presenza di varj testimoni. – Rogò Giovanni di mess. Rossi di Sarzana.
Segue un terzo istrumento rogato in Sarzana li 6 sett.
1318 dal predetto notaro Giovanni de'Rossi, col quale il sindaco del Comune di Sarzana prese il reale possesso del territorio sopra descritto e dei diritti preaccennati a nome del Comune di Sarzana.
Contuttochè il vescovo Gherardino al pari de'suoi antecessori s'intitolasse conte di Luni, non si può non ostante fissare a qual epoca precisa cotesto titolo di conte fosse dato loro dagli imperatori Carlovingi o Sassoni, mentre quello di principe fu un'onorificenza concessa nel 1355 dall'Imp. Carlo IV ai prelati lunensi.
Quindi è che i Sarzanesi a più o meno lunghi intervalli dovettero dipendere ora dai loro vescovi, più spesso dai Pisani e dai Lucchesi, o dal loro capitano Castruccio qualche volta ancora dai marchesi Malaspina e dai Visconti signori di Milano, nel tempo in cui la rabbia de'partiti Guelfo e Ghibellino dilaniava l'Italia.
Fu allora specialmente, quando non solo i feudatari della Lunigiana, ma le terre, borghi e castella si sottrassero al dominio vescovile, in guisa che infine non rimase al capo della chiesa lunense se nonchè il nudo titolo di conte e la giurisdizione spirituale della Lunigiana. – (Oper. cit. pag.
170).
In prova di cotesta verità rammenterò qualmente in Sarzana nell'anno1352, come in paese a confne fra la Lombardia e la Toscana, furono aperte, e nel 1353, concluse le trattative di pace fra la Rep. Fiorentina e i di lei alleati da un parto, e Giovanni Visconti arcivecovo di Milano con tutti i suoi aderenti dall'altra parte.
Intorno alla stessa epoca gli abitanti della città di Sarzana seguaci della parte Ghibellina si posero sotto la protezione dell'Imp. Carlo IV, ma al ritorno di questo monarca in Boemia nacque tra i Sarzanesi dei due partiti grande sedizione, per effetto della quale i Guelfi che avevano preso le redini del governo furono espulsi dai Ghibellini, i quali diedero ben tosto il dominio della loro città a Bernabò Visconti signor di Milano, a patto che i fuorusciti Sarzanesi non potessero mai più ritornare in patria. Pochi anni dopo (1385) un padrone succedé all'altro più assoluto di Bernabò nella persona di Giovanni Galeazzo Visconti suo nipote, fino a che alla morte di costui (anno 1402) Sarzana, e Pisa col loro territorio per disposizione testamentaria furono assegnate di parte al figlio suo naturale Gabbriello Maria. Recossi costui a prenderne il possesso assistito dal generale Giovanni Colonna che pose il suo quartiere in Sarzana nel palazzo Mercadanti posto nella piazza Carcandola (ora de'conti Benedetti). – Ma il Colonna nel 13 agosto del 1404 di suo arbitrio alienò a Paolo Guinigi signor di Lucca per un imprestito di 4000 fiorini d'oro la rocca di Ripafatta che a titolo di pegno un anno innanzi dalla reggenza di Milano gli era stata assegnata.
Sino all'anno 1407 i Sarzanesi obbedirono a Gabbriello Maria Visconti, il quale nel 1405 erasi rifugiato nella loro patria da Pisa allarmata contro lui per averla venduta ai Fiorentini; nel quale intervallo di tempo Gabbriello Maria ad insinuazione de'Genovesi pose sè ed il suo stato di Sarzana sotto la protezione del re di Francia.
Intanto il maresciallo Buccicaldo, che governava Genova a nome del suo monarca vendè le fortezze di Portovenere, Sarzanello e Falcinello ai Fiorentini. Fu allora che questi ultimi tentarono di occupare anche Sarzana, difesa gagliardamente da Casano Spinola, se non che alla pace di Lucca del 27 aprile 1413 i Genovesi riottennero dietro il rimborso delle spese fatte dai Fiorentini i tre castelli sopranominati. – Vedere LIVORNO e PORTOVENERE.
Accaduta pochi anni dopo (anno 1421) la dedizione di Genova a Filippo Maria Visconti duca di Milano, fu ceduto in compenso alli ex-doge Tommaso da Campo Fregoso la signoria di Sarzana con tutta la sua giurisdizione e territorio.
Nell'anno 1422 l’ex-doge predetto non solo per se e per i suoi, ma ancora per Sarzana, per la fortezza di Sarzanello, Castelnuovo di Magra, borgo S. Stefano, Falcinello ed il castel dell'Amelia pose il tutto sotto l'accomandigia della Signoria di Firenze, Ma le vicende storiche di Sarzana si complicarono nel rimanente di quel secolo. Avvegnaché Niccolò Piccinino nel 1436 tornando con un esercito dei Visconti in Toscana passò di Lunigiana dove fra gli altri paesi diede l'assalto a Sarzana ed al Cast. di Sarzanello.
Che se la prima, benché munita, dovè aprire le porte alle forze di quel valoroso capitano, non gli riescì peraltro di avere Sarzanello, dove si era ritirato lo stesso Tommaso da Campo-Fregoso ad onta degli assalti ripetuti delle genti comandate dal Piccinino. – Vedere SARZANELLO.
Ma un anno dopo la città di Sarzana con varie castella del suo distretto fu ritolta alle armi del Visconti da un esercito fiorentino affidato alla condotta del duca Francesco Sforza, finché alla pace del 28 aprile 1438 Sarzana tornò sotto il dominio della Rep. di Genova, i di cui abitanti si erano di corto liberati dal governo del Visconti e avevano acclamato di nuovo Tommaso Fregoso in loro doge. In conseguenza di ciò il nuovo duca inviò al governo di Sarzana da primo Pietro -Fregoso suo nipote, poscia il di lui fratello Spinelli l'ultimo de'quali per istrumento del 13 novembre 1445 rinnovò con la Rep. Fior. per 10 anni l'accomandigia del 1422, e finalmente alle stesse condizioni la vedova Caterina Fregoso, nata Malaspina, per istrumento del 26 agosto 1458 fece la stessa cosa. – (ARCH. DELLE RIFORMAG. DI FIRENZE).
In seguito Lodovico figlio di Battista e nipote di Tommaso Fregoso e Tommasino di Giano Fregoso venderono ai Fiorentini nel 27 febbr. del 1468 per 35000 fiorini Sarzana, Sarzanello, Borgo S. Stefano e Falcinello con tutti i luoghi compresi in quella giurisdizione; per cui la Signoria di Firenze inviò a Sarzana Bongianni Gianfigliazzi a prenderne il possesso.
Quanto però cotesta vendita riescisse dura ai Genovesi lo dimostrano gli avvenimenti politici e guerrieri che ne succedettero.
Imperocchè nel 1483 la potente famiglia Adorni di Genova meditò un colpo maestro per togliere di mano ai Fiorentini Sarzana, mentre era tenuta in deposito da Ottaviano Ubaldini conte di Mercatello, che era entrato di mezzo per accordare coi Fiorentini i fratelli Lodovico e Agostino Fregoso rispetto alle ragioni che i primi pretendevano sopra Falcinello. Allora gli Adorni unitisi ad Agostino Fregoso fecero partito col Banco di San Giorgio di Genova cui venderono Sarzana, Sarzanello e gli altri paesi occupati dai Fiorentini; e due commissarj genovesi con buon numero di soldati si recarono a prendere possesso di Sarzana, seguitati poco appresso da Agostino Fregoso con 500 fanti. La qual cosa inasprì l'animo de'Fiorentini, sebbene per allora stante la guerra col re di Napoli e col Visconti di Milano, si limitessero nell'ordinare al capitano comandante di Sarzanello di guardare bene quella rocca senza entrare in contesa con gli avversarj vicini.
Ma non era ancora spirato l'anno 1483 quando la Signoria di Firenze spedì un esercito all'impresa di Sarzana, dove giunto a di 6 settembre si accampò. Era però necessario innanzi tutto di occupare Pietra-santa allora presidiata dai Genovesi, per la qual cosa fu deliberato di sospendere l'impresa di Sarzana, e che far si dovesse prima quella di Pietrasanta; comecchè questa restasse loro contrariata per le ragioni dette all'Art. Pietrasanta, sicchè anche le cose di Sarzana furono lasciate com'erano. Aderirono infine i Fiorentini alle proposizioni ultime di pace fatte nel 1486 dal Pont. Innocenzo VIII per accordarsi con i Genovesi; e fu stabilito, che i primi cedessero ai secondi, ovvero al Banco di S. Giorgio, Sarzana e Sarzanello, e che questi ultimi consegnassero ai primi Pietrasanta. La qual cosa per altro non ebbe il suo effetto per cagione di contese di confini. Dondechè la signoria di Firenze comandò ad Ercole Bentivoglio, condottiero di alcune sue squadre che insieme con Pier Vettori commissario della repubblica, che si rivolgesse in Lunigiana e dasse il guasto al territorio di Sarzana. Quindi nel principio del 1487 furono eletti i Dieci di Balia affinchè preparassero le cose necessarie per la futura guerra nell'intenzione di ricuperare ad ogni modo la città di Sarzana. Ma i Genovesi, ai quali l'animo de' Fiorentini non era celato, armarono molti loro legni, e senza che a Firenze se n'intendesse novità alcuna, posero 3000 fanti in terra, quando sulla fine di marzo dello steso anno, dai Fiorentini essendo stata provvista di due bombarde e di due passavolanti la superiore fortezza di Sarzanello, questa fu assalita dai Genovesi che combatterono anche il borgo Sottostante alla rocca, da quell'oste predato ed arso.
Allora la Signoria con la maggior diligenza possibile richiamò da Pitigliano il conte Virginio Orsini capitano generale della Repubblica, il quale con le genti inviate dai Signori di Faenza e di Piombino insieme ad altri condottieri ed alleati, corse in Lunigiana per impedire al capitano de'Genovesi, Lodovico del Fiesco, la conquista della rocca che il comandante dei Fiorentini seppe mantenere. Quindi accadde fra i due eserciti una battaglia campale sotto il 15 aprile del 1487, nella quale riescì al conte di Pitigliano di rompere i nemici e di far prigioniero il comandante loro Lodovico del Piesco con un di lui nipote. (Machiavelli Istoria fior Lib. VIII. – Ammir. Stor.
Fior. Lib. XXV).
Cotesta vittoria, (soggiunge il Machiavelli) non sbigottì in modo i Sarzanesi, che si volessero arrendere, anzi ostinatamente si prepararono alla difesa.
Talchè, dopo avere liberato la rocca di Sarzanello, l'esercito vincitore si accomodò tra Sarzana e la Magra, limitandosi a stringer d'assedio questa città e ad impedire che vi entrassero vettovaglie, giacché per eseguire l'impresa della sua conquista era stato calcolato che vi abbisognavano almeno seimila soldati, mentre nel campo fiorentino non oltrepassavano i 4600. – Tentarno non dimeno queste genti di dare un assalto alla città dalla parte del convento di S. Francesco, ma non gli riescì, siccome mancò di effetto l'altro tentativo d'impadronirsi di Lerici nel Golfo, e del castello di Trebbiano. In quel mentre fu circondata Sarzana da tre bastie, dalle quali si cominciarono a battere le sue mura da ogni lato con 5 bombarde grosse e 6 piccole, tantochè essendo stata spianata una parte di quel muro castellano, e impossessandosi del convento di S. Francesco, che serviva quasi di fortilizio ai nemici, si deliberò di dare l'assalto; ma nel 20 aprile quelli di dentro, veggendo apparecchiata la forza ed essendo imminente l'ordine della battaglia, fecero intendere ai comandanti generali de'Fiorentini, nel cui campo era arrivato di corto Lorenzo de'Medici detto il Magnifico, che eglino si trovavano disposti ad accordarsi, siccome avvenne con la resa libera di Sarzana che nelle braccia di Lorenzo il Magnifico si rimise, in guisa che i Sarzanesi (eccetto pochi autori della ribellione) furono dai Fiorentini umanamente trattati. – (Ammir. e Machiavelli, Opere cit.) Provò il popolo di Firenze grande allegrezza di questa ricuperazione al pari delle grandi vittorie che avesse mai riportato, per la quale si rallegrarono con la Signoria tutti i principi d'Italia. Quindi non fa meraviglia se per tante spese e molte fatiche di uomini i Fiorentini s'inasprissero contro Piero figlio di Lorenzo de'Medici, quando ott'anni dopo riavuta Sarzana, (anno 1494) fu consegnata arbitrariamente in nome della Signoria di Firenze con Sarzanello, Pietrasanta, Pisa e Livorno a Carlo VIII appena entrato in Toscana, di dove col suo esercito passava per recarsi all'impresa di Napoli. Dondechè quell'atto impolitico quanto vile eccitò contro la casa de'Medici il furore del popolo fiorentino che cacciò dalla città e dallo stato Piero con tutta la sua famiglia cui la Signoria fece poi confiscare i beni, e gli esuli dichiarare ribelli dello Stato.
Infatti l'esito dimostrò quanto inconsiderata fosse stata la determinazione di Piero; imperocchè al ritorno dell'esercito di Carlo VIII da Napoli (anno 1495); sebbene fosse egli pressato dai Fiorentini per la restituzione di quelle piazze forti, a tenore di quanto il re si era col Medici obbligato; i suoi capitani invece venderono poco dopo ai Genovesi per 24000 ducati la città di Sarzana ed il forte di Sarzanello, cosicché d'allora in poi cessò ogni dominio della Rep. Fior. nel territorio sarzanese, che rimase in seguito riunito stabilmente al dominio della Rep. di Genova, meno i casi di temporarie occupazioni.
Tale fu quella avvenuta nel principio del secolo corrente per parte de' Francesi, terminata con il trattato di Vienna del 1814, mercé cui il territorio della Rep. Ligure fu incorporato al regno Sardo, sotto il cui governo prosperoso si mantiene.
Chiese principali, ed altri stabilimenti pubblici di Sarzana.
– Prima per grandezza e per onorificenze si presenta la chiesa cattedrale di S. Maria; essa e a tre navate con colonne di marmo ed arditissime arcate, che Targioni a buon diritto chiamò maravigliose per la larghezza della loro corda, e senza catene nè altre legature di ferro.Non parlerò della prima sua edificazione che rimontar deve al secolo XII, mentre essa esisteva nel principio del 1200 sotto la duplice invocazione di S. Maria e S. Basilio, dirò bensì della sua ampliazione e decorazione, la quale risale indubitatamente al secolo XIV, essendochè sull'architrave della porta maggiore si leggono scolpite le seguenti parole: Ann. MCCCLV. questa pietra fu messa quì sopra la porta; operajo Michelino Vivaldo. – Un buon secolo dopo per la pietà e munificenza del sarzanese cardinale Filippo Calandrini fratello uterino del Pont. Niccolò V fu compita la metà superiore della facciata con finestrone a raggiera, sopra il quale è scolpito l'anno 1473; la quale è tutta incrostata di vecchi marmi di Carrara, che si vuole fossero di quelli esistiti intorno all'anfiteatro di Luni.
Devesi pure allo stesso cardinale la grandiosa cappella della famiglia Calandrini, dedicata a S. Tommaso, che resta nel cappellone a cornu evangelii presso l'altar maggiore, mentre il cappellone di faccia, detto della Purificazione, fu posteriormente decorato di un altare di marmo alto braccia 20 a più ordini con varie statue e bassorilievi. La qual macchina nel secolo XVII fu trasportata dall'antico altar maggiore. – Ricca altresì di marmi fini di statue e di pitture e la cappella del Preziosissimo Sangue situata accosto al presbitero nella navata a cornu epistolae fra il cappellone e l'altar maggiore, cui corrisponde altra cappella a cornu evangelii detta del Crocifisso, essa pure copiosa di marmi.
Fra gli ornamenti fatti di recente è stato aggiunto a questa chiesa e il grandioso organo del Serassi con cantoria maestrevolmente intagliata, che abbraccia tutta la larghezza della navata di mezzo sopra la porta maggiore.
Il capilolo di questa cattedrale é composto di 14 canonici capitolari, fra i quali due dignità l'arcidiacono ed il preposto, oltre due canonici sopranumerarj. Cotesto capitolo da lunga età si governa con i proprj statuti, e nel suo archivio si conserva il famoso codice Pallavicino, che è il bullettone, o la copia autentica dei documenti e privilegj della chiesa di Luni anteriori al 1287, anno in cui quel codice per ordine del vescovo Enrico da Fucecchio fu compilato.
Lo stesso capitolo rappresenta il parroco maggiore della città, ed esso annualmente elegge, o conferma due punti amovibili suoi rappresentanti, ai quali spettano tutte le prerogative del pievano della città.
Chiesa di S. Andrea. – Chiesa antica di una sola navata, che aveva il titolo di pieve fino dal secolo XII; ed in essa credè l'Ughelli, che per bolla del Pont. Innocenzo III del 1204 fosse trasferita da Luni la sua cattedrale. Sebbene, in questa chiesa plebana si conservi l'unico fonte battesimale di Sarzana, pure le funzioni tutte parrocchiali sono, come dissi, di pertinenza esclusiva dei due curati eletti dal capitolo della chiesa maggiore.
In seguito la chiesa di S. Andrea fu offiziata dai frati Paolotti, ai quali venne concessa dal Comune di Sarzana per deliberazione del 23 ott. 1701 con le riserve ivi espresse.D'allora in poi i Paolotti abitarono l'annessa canonica fino alla soppressione de' medesimi accaduta sulla fine del sec. XVIII.
Convento di S. Francesco. – La prima erezione di questo claustro con chiesa assai decente, situato fuori delle mura settentrionali della città, si crede dovuta allo stesso S.
Francesco, comecché manchino prove per dimostrarlo.
Certo è che un claustro di frati Conventuali esisteva costà sino dal secolo XIII, siccome lo dimostrano i fatti indicati dal Targioni nel Vol. XII de'suoi Viaggi, dai quali inoltre apparisce, che la Comunità di Sarzana nel 1467 aveva destinato operai per rifabbricare più grandiosamente la chiesa e convento di S. Francesco, seppure non fu opera, come narrasi dal Wadingo, del Card. Filippo Calandrini, il quale dolente che il convento suddetto fosse derelitto e abbandonato dai frati Conventuali Francescani, pregò il Pontefice a inviarvi quelli dell'Osservanza, ossiano i Minori Riformati, che infatti vi sottentrarono verso la fine di quel secolo e che tuttora vi dimorano.
Illustrano questa chiesa molte lapidi sepolcrali di nobili ed antiche famiglie di Sarzana senza dire del piccolo deposito scolpito da Gio. di Balduccio Pisano per un figlio di Castruccio Antelminelli di nome Guarnieri, e la di cui morte Cicognara seguace del Targioni fissò all'anno 1322, ed anche il Tegrimi nella vita di Castruccio lo disse premorto al padre in età infantile L'iscrizione però palesa che Castruccio era già morto quando fu scolpito il monumento del di lui figlio Guarnieri. – (C. Promis, Storia del Forte di Sarzanello. Torino 1838.) Convento de’Cappaccini. – Cotesto convento con la chiesa annessa resta fuori di Sarzana dal lato di ponente- maestrale nel colle ameno di Monte d'Armelo. La chiesa dedicata a S. Gio. Battista fu consacrata nel 26 aprile del 1578 essa fu fondata insieme con il convento contiguo mediante elemosine contribuite dai Sarzanesi. Il claustro è abitato costantemente dai PP. Cappuccini.
Non così il convento de'Domenicani dentro la città convertito di corto in un elegante teatro, nè quello delle Clarisse soppresse nella fine del secolo XVIII, e ridotto il locale dove esse abitarono a case private e ad offizio principale della dogana, e la loro clausura ad una piazza vasta e regolare.
Collegio de'Missionarj fuori di Sarzana. – Anche questa bella fabbrica resta fuori un terzo di miglio da Sarzana sulle pendici occidentali del poggio di Sarzanello – La prima fondazione di cotesta casa della Missione è del 1735; dodici anni dopo fu ridotta a convito ecclesiastico diretto da quei sacerdoti per disposizione più di Francesco Maria Imperiali del 7 settembre 1747. Ai tempi nostri per atto pubblico del 23 sett. 1838 Pio Luigi Scarabelli vescovo delle due diocesi unite di Sarzana e Brognato vi aggiunse il capitale di franchi 24,000 in contanti. I cherici di questo collegio ricevono l’istruzione morale, religiosa e scientifica necessaria alla loro educazione.
Spedale nuovo. – È una fabbrica grandiosa eretta fra il 1830 ed il 1834 presso la Porta Nuova, dove fu un piccolo spedaletto di faccia alla piazza, già clausura delle Clarisse. Esso è capace di 60 e più letti con tutte le sue officine e quartieri per gl’impiegati. – Non già che Sarzana mancasse di spedali, ma questi erano piccoli o troppo distanti dalla città.Tale era lo, spedale di S.
Lazzaro de'Lebbrosi posto fra Luni e Sarzana sulla strada postale che viene dall'Avenza, da lungo tempo soppresso.
Tale lo spedaletto di S. Bartolommeo, formato in origine per i poveri e pellegrini sulla strada postale medesima fuori della Porta-Nuova, il quale venne alterato nel secolo XV nell'occasione di fortificare con nuovi fossi, muri e baluardi la città; allora quel piccolo nosocomio fu trasportato dentro Sarzana dirimpetto al monastero di S.
Domenico, fino a chè con nuovi assegni è stato convertito nell'attuale e più grandioso spedale.
Episcopio e Seminario. – Sono due fabbriche ingrandite, rese assai comode, meglio disposte e decentemente adornate dallo zelo e dalla pietà dell'attual vescovo Giuseppe Agnini, che vi dedicò in poco tempo somme vistose, talché l'Episcopio di Sarzana mercé sua è stato reso uno dei più decenti e comodi della Liguria. – In quanto poi al seminario, oltre ad averlo ampliato e reso capace di ricevere 70 e più seminaristi vi ha unito una estesa clausura dirimpetto alla cittadella, ed ha fatto innalzare dai fondamenti una vaga cappella, da avervi accesso in certe festività anche il pubblico. Vi sono tutte le scuole, a partire dai principj grammaticali sino alla teologia dogmatica e morale, e vi si ricevono anche i giovani secolari della città.
Palazzo pubblico. – L'attual palazzo comunale isolava e di buon disegno fu un tempo abitato dal commissario, o governatore che ogn’anno mandava costà la Rep. di Genova. Esso é situato nel punto più frequentato della città, fra la piazza Carcandola, che è la più vasta e la piazza dell’erbe. Ha un cortile quadrato con portico a colonne di marmo, le quali proporzionatamente si ripetono nel piano superiore contornato da una balaustrata di marmo simile ad abra del mezzanino superiore. Ma esternandole il palazzo pubblico, dove anche si aduna il Tribunale di Prima Istanza, e stato modernamente restaurato con portico e terrazza sulla facciata di rimpetto alla piazza dell'Erbe, e con nuova porta, terrazzino e colonne di marmo davanti alla piazza Carcandola, nell'antico della qual porta leggesi la seguente iscrizione: Curia Ornata, anno 1825.
L'antico palazzo, di cui si conserva in gran parte il disegno nelle scale e nel cortile, fu edificato nel 1472 quando Sarzana dipendeva dal Comune di Firenze, e quando v'era per suo capitano Andrea Cresier.
Il Gaye nel carteggio inedito di artisti (Vol. I. Append. II.) ha pubblicato su questo rapporto una lettera di quel capitano diretta nel 25 marzo del 1472 a Firenze a Lorenzo il Magnifico. Eccone la copia: Magnifice Generose Vir, etc. – Ser Antonio Hyvano uomo dotto ed egregio a me amicissimo, viene costì all'Eccelsa Signoria ambasciadore di questa città per alcune loro occorrenze e bisogni et maxime perché avendo questi cittadini dato principio alla fabbrica del Palagio della residenza del capitano, il quale è necessario di fare, (cioè di rifare) e non essendo costoro più abili si sieno ec. mandano a quella Signorina la quale se gli aiuterà in breve tempo detto palagio sarà alla sua perfezione.
Arroge a questa lettera una deliberazione presa in Sarzana nel consiglio degli anziani sotto dì 4 genn. 1472, dalla quale rilevasi che era stata decretata l'edificazione di quel palazzo servendosi dei denari de'pascoli, e di quelli che si sarebbero ritratti dalla vendita del palazzo vecchio che fu realmente nel 1473 per sole lire 320 alienato, metà a Giovanni Meduseo maestro di grammatica, e metà a Giovanni Villani da Pontremoli medico. Ma l'oggetto della spedizione di Antonio Hyvani alla Signoria di Firenze, di cui parla la lettera quì sopra riportata, fu per chiedere in nome del Comune di Sarzana un imprestito alla Rep. Fior. di lire 300 annue da continuarsi per quattrro anni.
Non era per anco cotesto palazzo terminato quando i Sarzanesi nel 1486, si resero ai Genovesi, ossia al Banco di S. Giorgio. Infatti esso non restò compito, o almeno ornato, se non che nel 1554 come rilevavasi da una lapida esistita nella sale grande di cotesto edifizio, la quale diceva: Io. Maria Spinula Patricius Sar pro Magn. D. Georgii Magistrata in Provincia Lunen. intrr caetera domi forisque praeclara gesta, Palatium per, faciendum ornandumque curavit.
MDLIV.
Teatro Nuovo. – Vago per forme e per ornato è il nuovo teatro fabbricato nel principio del secolo XIX da una società di otto soli accdemici che lo hanno fatto recentemente ridipingere e adornare. Risiede davanti la piazza che fu clasura delle Clarisse presso la Porta Nuova sulla strada del Borgo nel locale dove fu, come dissi, il convento dei Frati Domenicani.
Fortificazioni e mura di Sarzana. – Già ho annunziato che Sarzana fino al secolo XII non era che un borgo probabilmente murato, mentre nel secolo susseguente i Pisani che vi dominarono fecero innalzarvi a sua difesa una rocca (anno 1262)appellata Ferma Fede, distrutta nel 1486 dai Fiorentini, che tosto rifabbricarono nel luogo medesimo la cittadella, che tuttora esiste quasi intatta, sebbene ridotta, una parte ad uso di carcere, ed altra porzione a caserma di soldati. Essa, per asserto dell'ingegnere antiquario sig. Carlo Promis, fu edificata sopra tre piani differenti da principio, dic'egli, si volle fare un quadrato di 30 metri per lato, agli angoli del quale innalzaronsi sole due torri ed un maschio rotondo nel centro quindi fu prolungato il quadrato sino a metri 53,20, e piantate le altre due torri angolari; finalmente diventò un parallelogramma dell'altezza di metri 53,20 e della lunghezza di metri 75,60, munito di 4 torri agli angoli e di due nel centro, delle circolari sporgenti per 7/8 della circonferenza. La forma della porta maestra, le mura fortemente scarpate, l'altezza del parapetto le troniere poste a due ordini, ne rendono l'aspetto affatto simile a quello di tutti i castelli di quella medesima età. – (C.
Promis, Opera cit.) Dopo che fu ceduta Sarzana a Carlo VIII (anno 1494), per dabbennaggine del figlio di colui che vi aveva ordinato la cittadella testè descritta, quel sovrano comandò di ampliare cotesto fortilizio, per cui vi si aggiunsero alcune mezze lune al di fuori ed un baluardo di fronte, frapponendo a quell'opera avanzata una porta che fu chiamata Pisana, forse dalle tre armi di Pisa, le quali sono costì tuttora murate. – (Opera cit.) Rispetto alle mura urbane, ed ai fossi che difendevano cotesta città, per quel che sia della prima loro costruzione, gli uni e le altre esistevano fino dal sec. XIV, siccome rilevasi dagli statuti comunitativi di Sarzana del 1320, riformati nel 1357. È altresì vero che la banca di S.
Giorgio, dopo che ebbe ricuperato Sarzana dai comandanti francesi di Carlo VIII (anno 1496) ordinò ai capitani che mandava al governo di questa città e suo territorio, di ricostruire le torri ed i baluardi intorno alle mura. La qual cosa ebbe effetto fra il 1514 ed il 1530. – (Veggasi Targioni nel Vol. Xll de'suoi Viaggi dove sono riportate varie iscrizioni in marmo murate sopra i torrioni e baluardi).
A quel tempo Sarzana contava cinque porte, ridotte quindi a una sola (la Porta a mare) mentre ora sono quattro voltate verso i 4 venti principali; cioé la Porta Nuova, di rimpetto a levante che fu aperta assai grandiosa sulla fine del sec. XVIII tutta di marmo bianco di Carrara; la seconda voltata a libeccio è la Porta a Mare di dove esciva la strada postale che passando la Magra arrivava sino a Lerici, mentre ora per la Spezia Continuava a Genova ecc. La terza porta di rimpetto a settentrione- grecale appellasi Porta S. Francesco perché conduce alla vicina chiesa e convento di questo nome; finalmente la quarta volta a ponente conserva l'antico vocabolo di Porta-Caleri, o di Porta di Parma, perchè per costà entrava la vecchia strada Romea, o Pontremolese.
La città di Sarzana sotto il dominio della Repubblica di Genova fu residenza di un commissario governatore la cui autorità si limitava sopra i paesi posti di qua dalla riva sinistra della Magra, e su quelli alla sua destra situati sulla sponda orientale del Golfo della Spezia fino al taglio attuale della strada postale che varca quei colli prima di arrivare alla città della Spezia. – Sotto il regime temporario del dominio francese Sarzana fu residenza di un sottoprefetto del dipartimento degli Appennini, il di cui prefetto risedeva nella città di Chiavari; e finalmente sotto l'attuale governo può dirsi che Sarzana divida con La Spezia le prerogative di capo-luogo della provincia di Levante nel ducato di Genova, R. Sardo, alla quale provincia spettano sei manda menti o giudicature; cioé, 1 Sarzana, 2 Spezia, 3 Lerici, 4 Avezzano, 5 Levanto, 6 Godano.
Alla Spezia risiedono tutte le autorità provinciali, economiche e militari, cioè, l'intendente della provincia, il Tesoriere, un Colonnello comandante, un Direttore di Pulizia ecc. In Sarzana all'incontro si trovano tutte le autorità giudiziarie superiori della stessa provincia. Tale è un tribunale collegiale con tutti gli stabilimenti che appartengono direttamente all'ordine giudiziario, siccome la conservazione delle ipoteche, l'uffizio del Registro ecc.
Il qual tribunale giudica in seconda istanza gli appelli delle sentenze date dai giudici di Mandamento, le cui attribuzioni sono limitate alle cause di possessorio sommario, a quelle di danni dati e cose simili; altronde serve di tribunale di prima istanza per tutte le cause civili, meno alcune poche riservate al senato di Genova che è il tribunale di appello per tutto quel Ducato.
Nei giudizj poi criminali la competenza del tribunale di Sarzana è limitata a quei delitti che non importano pene maggiori della carcere; tutti gli altri sono di competenza del senato di Genova. Lo stesso tribunale di Sarzana fa le funzioni di tribunale di commercio per tutti i Mandamenti della Provincia.
Abbellimenti recenti di Sarzana, – Da tre anni a questa parte il materiale di Sarzana è migliorato assai, sia negli edifizi privati, sia nelle opere pubbliche; fra le quali rammenterò 1. il taglio della grossa muraglia detta lo Sprone presso l'antica Porta a Mare ed è di costà donde esce la nuova strada postale dirimpetto alla facciata posteriore del Palazzo pubblico; 2. l'amenissimo passeggio fuori della Porta nuova a triplici vie, tutte adornate di piante di acacie pinifere e di platani orientali con piazze rotonde e intorno alle medesime, come per tutto il passeggio, fornite di sedili di marmo bianco; 3. il lastrico delle strade parallele alla maggiore del Borgo, e questa resa più eguale ed in molti punti abbassata sino oltre un braccio, talché nella piazza davanti alla cattedrale si e resa più svelta la sua facciata restata finora sotterrata per due terzi di braccio.
La città di Sarzana ha una sola parrocchia, quella della sua chiesa maggiore, dalla quale nel'833 dipendevano le due cappelle suffraganee de'subborghi, quella di S.
Lazzero a levante e l'altro di S. Caterina a ponente.
Sarzana fu patria di uomini illustri nella storia, nella spada, nella gerarchia ecclesiastica nelle scienze e nelle lettere. Senza dire che in Sarzana nacque il Pont. Niccolò V, ed il suo fratello uterino Card. Filippo Calandrini; senza dar la nota de porporati, vescovi e prelati insigni che in Sarzana ebbero vita senza ripetere la lunga lista che di santi, cardinali, vescovi e scienzisti diede pochi anni fa l'abbate Emanuele Cierini nelle sue Notizie della Lunigiana, mi limiterò a rammentare Giovanni Meduseo maestro di grammatica in Sarzana, Antonio Ivani terso scrittore latino, che nel secolo XV avanzato cuoprì varii ufficii in patria e fuori (si aggiunga) e posteriore di un buon secolo ad altro distinto scrittore di codici, uno de’quali contenente le commedie di Plauto esiste nella Biblioteca privata del Marchese Leopoldo Feroni scritto nel 1335 da Antonio Sarzanese, citerò fra i più distinti del Secolo XVI un Agostino Bernucci giureconsulto distinto ed autore di un poema latino, i Baccanali; mentre nel secolo XVII si rese celebre nel foro altro giurisperito, Giuseppe Mascardi, scrittore del conosciuto trattato de Probationibus; finalmente nel secolo attuale fiorisce tale scienziato che come vivente, per natura di quest'opera, e per la di lui modestia non starò a nominare.
Comunità e mandamento di Sarzana . – Mancando di notizie catastali sulla dimensione superficiale di cotesto territorio non si può indicare con esattezza quella della Comunità di Sarzana e molto meno del suo Mandamento.
– E noto bensì che i confini comunitativi di Sarzana corrispondono dal lato della Magra a quelli descritti da G.
Targioni-Tozzetti che riportò la Rubr. 71 del libro primo di quei statuti municipali (T. XII. p. 24), cioé, dal ponte di Radetta sull'Amola finché l'Amola non si scarica nella Magra, e di là mediante questo fiume sino al mare.
Dirimpetto poi a settentrione, a levante e a sciricco gli antichi confini comunitativi di Sarzana corrisponderebbero a quelli del suo Mandamento attuale di qui dalla Magra. Cotesta giurisdizione infatti si estendeva lungo il littorale di Luni fino alla foce del torrente Parmignola , il qual corso di acqua dirimpetto a levante serve ora di confine sino alla sua sorgente fra la Comunità di Ortonovo della Provincia di Levante e quella di Carrara del Ducato di Modena. In quest’ultimo tragitto rasenta la strada postale di Genova e due dogane, mentre dal lato di grecale verso settentrione la giurisdizione del Mandamento di Sarzana termina sui crine de' poggi di Ortonovo e Castelnuovo, dai quali riscende sulla strada postale presso il Portone di Caniparola per lasciare fuori il territorio modenese dell'ex-feudo di Fordinovo, che lambisce e costeggia da tre lati, rimontando per il rio di Alba Chiara verso il fianco occidentale del poggio di Fosdinovo, a ponente del quale trova il torrente Amola, e con esso riscende in Magra. – Fra simili confini, sino dai primi secoli dopo il mille, era compresa la giurisdizione della città di Sarzana, come risulta anche dalla convenzione del 1317 fra cotesta Comunità e Gherardino Malaspina vescovo di Luni. – (Vedere la parte storica del presente Art.) Fra i maggiori corsi d'acqua che bagnano il territorio della Comunità di Sarzana, contasi per prima la libera e pericolosa fiumana della Magra, la quale in tempo di copiose piogge vaga per un letto immenso senz'argini e senza un ponte, cotanto desiderabile per non più trattenere nei tempi di piena i passeggieri sulle due rive. Secondo per dimensione di letto e il torrente Carcandola , il quale lambisce le mura occidentali di Sarzana e dà il suo nome alla piazza maggiore della città per dove passava l'antico suo alveo.
Anche il torrente Carcandola manca di ponti con tutto che la Comunità di Sarzana nei suoi statuti del secolo XIV, alla Rub. 46 del Lib. I, ordinasse che se ne fabbricasse uno alla dirittura della Porta Calari, ossia di Parma. – Il terzo torrente più dei precedenti scarso di acque, tributario pur esso della Magra, e quella dell’Amola, detto anche la Giarra di Falcinello che scorre lungo i confini settentrionali della stessa Comunità.
Le qualità fisiche del territorio del suo Mandamento, contemplato alla sinistra della Magra, in pianura, si riducono a quelle di un terreno colmato da rena, ghiaja e ciottoli più o meno voluminosi di calcarea appenninica, di calcarea saccaroide e di gres antico, siccome può vedersi nelle maggiori tagliate recchie e nuove lungo le strade maestre di quella campagna, mentre l'ossatura de'poggi che dal lato di grecale e di settentrione fanno spalliera alla valle consiste in strati di argilla schistosa, alternanti con quelli di calcarea-arenaria color grigio-giallo, i quali ultimi veggonsi spesse volte attraversati da filoni di spato calcare.
In quanto poi al terreno lungo il littorale fra la Marinella e la bocca di Magra, all'Art. Marinella di Luni si disse, che cotesto suolo intieramente arenoso era stato disegualmente ricoperto da terra vegetale depositatavi dalle inondazioni della Magra ed in parte dal non lontano torrente della Parmignola; si disse ancora, che questa tenuta innanzi le operazioni agrarie intraprese dall’ attual fittuario sig. Magni-Griffi di Sarzana era sparsa di acque stagnanti e di lagune, le quali per trovarsi arrestate dalle dighe o tomboli e forse anche per essere inferiori al livello attuale del mare, non avevano un libero sgorgo, sicchè nell'estate quell'aria diventava malsanissima.
Rispetto all’origine delle quali lagune il prelodato Targioni-Tozzetti, nel T. Xl, pag 22, de'suoi Viaggi, citò un cas o riportato da Giulio Obsequente (De Prodigiis); cioè, che nel consolato di P. Cornelio Scipione Affricano e di C. Fulvio Flacco (134 anni innanzi G. C) 4 jugeri di terra, intorno a mille metri di superficie, si sprofondarono nel territorio di Luni. e ne sorse un lago checchè ne sia, è cosa certa che nel secolo XII fra Luni e la Magra esisteva un padule, causa primaria della desolazione di quella città.
– A dimostrare cotesto fatto giova per tutti un istrumento pubblico dell'anno 1154, 28 ottobre, ricopiato nel secolo XII nel Registro vecchio della città di Sarzana, col quale i consoli gloriose civitatis Lune (sic) venderono per lire otto imperiali al Comune di Amelia, da quel giorno sino al primo di maggio prossimo venturo, il diritto della pesca nel padule di Luna per la porzione di detto padule spettante alla loro città, cioé, eundo prope Lunam quantum se extendit districtus ejus a campo supra Peragii usque ad fumen quod dicitur Macra etc. Fu rogato quell' istrumeuto in Luna stessa da Enrico notaro imperiale e della curia lunense alla presenza di varj testimoni. – Cotesto documento frattanto ci avvisa, che nel 1154 non solo esisteva nelle viciname di Luni un padule, ma che la stessa città veniva amministrata dai proprj consoli, i quali davano alla loro patria il fazioso epiteto di gloriosa città, gloria che trapassò come un baleno. – (Ved l'Art.
precedente).
Già nel 1204 per attestato del Pont. Innocenzo III una delle ragioni per traslocare la residenza vescovile di Luna a Sarzana fu per causa dell'aria mals ana di quella Città, e Guido Cavalcanti di Firenze un secolo dopo (1300) essendo stato mandato con diversi altri cittadini fiorentini a confine a Sarzana, poco dopo fu richiamato di la per l’infermo aere di quella contrada.
Relativamente ai prodotti agrari Sarzana e circondata da ridenti colline e da fertilissima e sana pianura, dove prosperano gli ulivi, le viti, i gelsi, ed ogni sorta di frutti arborei tramezzo a variate piante da sementa, mentre verso la marina abbondano pascoli naturali ed artificiali, siccome fu detto all’Art. Marinella di Luni.
La Comunità di Sarzana non mantiene medici ne chirurghi, salaria bensì dei maestri pubblici per le scuole di leggere, scrivere, abbaco, e grammatica sino alla rettorica inclusive. – Non vi si fanno mercati settimanali ad onta che antichissima ne sia la loro situazione, sono bensì permesse quattro fiere annuali di bestiame, le quali cadono nella domenica di Passione, del lunedì dopo la festa della SS. Trinità, nel 4 ag. e nel 14 sett. – Per gli affari economici e di governo Sarzana è sottoposta all’ intendente della sua provincia residente nella Spezia.
Popolazione della Comunità di Sarzana nell’anno 1832.
SARZANA, Città e subborghi, S. Maria, Cattedrale, Abitanti N.° 5890 SARZANELLO, S. Martino, Prioria, Abitanti N.° 1014 Falcinello, SS. Fabiano e Sebastiano , Prepositura, Abitanti N.° 596 TOTALE , Abitanti N.° 6500 Diocesi di Luni Sarzana. – All’Art. Luni (Vol. II pag.
950) dissi, che dopo mancata codesta città al mondo politico ed alla storia ecclesiastica, dopo essere state trasfuse le sue onorificenze in Sarzana bisognava richiamare il lettore all'Art. di quest'ultima città, dove sarebbero state indicate le vicende ecclesiastiche della sua diocesi non che le politiche del suo territorio.
Fu cotesta di Luni una certamente delle prime città della Toscana che abbracciasse la fede di G. Cristo tostoché in essa nacque il martire S. Eutichiano, il quale salì sulla cattedra di S. Pietro nell'anno 274 dell'Era volgare.
lnfatti la sede episcopale di Luni-Sarzana non riconosce alcun metropolitano, essendo i suoi vescovi sino dall'origine soggetti al sommo Pontefice, il qual privilegio fu loro confermato nel 1149 da una bolla del Pont.
Eugenio III.
Non si può nondimeno accertare chi fosse il suo primo vescovo, comecchè l'Ughelli abbia posto in capolista de'suoi settanta vescovi della chiesa di Luni-Sarzana un Ebedeo, (habet Deus), forse quello stesso che nell'anno 303 intervenne al concilio di Sinuessa nella Campania, e di nuovo nel 324 ad un concilio generale adunato in Roma, sebbene quest'ultimo sia da molti tenuto per apocrifo.
Al primo Vesc. Ebedeo succedé altro martire S. Terenzo, cui l'Ughelli fa succedere Vittore per terzo vescovo lunense intervenuto al sinodo romano del 504. – Al martire S. Ceccardo quinto Vescovo di Luni, di cui si venerano i resti nella chiesa collegiata di Carrara, sembra che succedesse quel Vesc. Venanzio che carteggiava con il Pont. S. Gregorio Magno. Sul principio del secolo X era vescovo di Luni Adalberto I, il quale nel 901 assisteva in Roma ad un placito dell'Imp. Ludovico pubblicato dal Fiorentino nelle Memorie della contessa Matilda; ed era quello stesso vescovo Adalberto che ottenne in Pavia dall'Imp. Berengario amplissimo privilegio in favore della chiesa di Luni, confermato più tardi ad Adalberto II dall'Imp. Ottone I (anno 963; e da Ottone II nel 981 al vescovo Gottifredo, quindi nel 1028 dall'Imp. Corrado il Salico al vescovo Guido: all'ultimo de'quali trovasi data o piuttosto confermata in benefizio la badiola di Brugnato con tutte le sue chiese, beni e ragioni da passare anche nei vescovi lunensi suoi successori.
All'Art. Carrara rammentai la donazione fatta nel 1151; da Gottofredo II vescovo di Luni della pieve di S. Andrea di Carrara con tutta la giurisdizione spirituale di quel piviere al priore di S. Frediano di Lucca. Lo che accadeva due anni dopo che il Pont. Eugenio III aveva preso la chiesa lunense con tutti i suoi diritti sotto la proteziene immediata della S. Sede.
Non dirò del Vescovo Pietro familiare dell'Imp. Federigo I, cui concesse due privilegi conformi, il primo del 29 giugno 1183, dato in Costanza, l'altro del 29 luglio 1185, spedito da San Miniato; sibbene rammenterò quel vescovo Gualtieri, il quale nel 1202 prese ad enfiteusi dai marchesi Malaspina varie terre e castelli della Lunigiana, e ciò nell'anno stesso in cui il Pont. Innocenzo III confermava alla chiesa di Luni il privilegio del Pont.
Eugenio III suo antecessore. Allo stesso vescovo Gualtieri fu diretta altra bolla pontificia nel 26 marzo 1204, con la quale il Papa Innocenzo concedè la traslazione e onorificenze della cattedrale di Luni in Sarzana.
Rammenterò inoltre il vescovo Enrico di Fucecchio come quello che nel 1285 ottenne dall'Imp. Rodolfo il diritto della zecca; e fu quello stesso vescovo che raccolse tutti i diplomi, bolle, convenzioni e donazioni relative alla chiesa di Luni, facendole trascrivere per mano di notaro nel famoso bullettone, denominato il Codice Pallavicino, il quale si conserva dai canonici della cattedrale di Sarzana. Finalmente rammenterò il vescovo Antonio da Canulla, davanti al quale nell’ottobre del 1306 trattò il poeta Dante Alighieri delle condizioni di pace con un ramo de'marchesi Malaspina. Al qual vescovo Antonio, morto nel 1312, subentrò Gherardino Malaspina che fu un anno dopo condannato dall'Imp. Arrigo VII per aver egli abbracciato la parte Guelfa contraria all'Impero. – (Vedere l’art. precedente.) Dopo 78 vescovi fu eletto in questo secolo (anno 1820) Pio Luigi Scarabelli prete esemplare della Missione e insigne per carità cristiana. Egli ancora fu il primo vescovo delle due diocesi riunite di Sarzana e Brugnato. – Vedere BRUGNATO.
Al vescovo prenominato è succeduto nel 1840 il benemerito Giuseppe Agnini tuttora per grazia di Dio vivente vescovo di Luni-Sarzana e Brugnato.
La diocesi di Luni-Sarzana ha subìto quattro smembramenti. avvegnaché; essa in origine abbracciava tutti i popoli della diocesi, già abazia di Brugnato, staccata fino dal 1133 dalla diocesi lunense. In seguito dal Pont. Alessandro III con breve del 1161 fu concessa alla chiesa arcivescovile di Genova la pieve di S. Pietro a Portovenere sino allora appartenuta alla Diocesi di Luni.
Cosicchè innanzi il 1133 cotesta diocesi dal lato di Val di Vara comprendeva quasi tutto il Mandamento di Godano, e dalla parte del mare arrivava sino a Sestri di Levante; mentre dal lato della Toscana confinava con l'antico corso della Versilia sino al Ponte di Strada poco innanzi di entrare in Pietrasanta e di là rimontando cotesta fiumana abbracciava Vallecchia, Corvaja, Seravezza e Rosina dove, entrando nel ramo destro che scende da Levigliani e Terrinca, i di cui popoli erano compresi nella diocesi lunense con tutti gli altri paesi della Versilia situati a ponente di Levigliani, saliva l'Alpe di Terrinca e della Corchia per poi scendere nella Garfagnana superiore presso Camporgiano che faceva parte del pievanato della sua pieve di Piazza, siccome gli appartenevano sulla sinistra del Serchio i paesi di S. Romano, S. Donnino, Dalli, S. Anastasio, Gragnana ecc. sino alle sorgenti del Serchio di Soraggio. Di costassù arrivava lungo la cresta dell'Appennino che serve di confine a questa diocesi di Toscana con quelle di Modena, Reggio e Parma nella Lombardia, passando sopra le cosidette Alpi di Soraggio, di Mommio, di Camporaghena di Monte Orsajo, della Cisa e Monte Molinatico. Sull'ultimo di questi monti sottentrava il territorio piacentino col quale quello delle Diocesi di Luni e Brugnato da ponente a libeccio si dirige sul monte Gottaro dove trovasi il tetritorio della diocesi di Genova e di conserva con essi arrivato al promontorio di Sestri di Levante sul mare.
All’Art. Lunigiana Vol. II pag. 951 riportai le parole di un lodo del 1202 in cui sono descritti i confini assegnati in quel tempo alla diocesi di Luni, dopo cioè i due primi smembramenti del distretto abbaziale di Brugnato e della pieve di S. Pietro a Portovenere, Assai maggiore riescì per la diocesi di Luni-Sarzana il terzo smembramento fatto nel 1787 allorchè il Pont. Pio Vl eresse in cattedrale la chiesa collegiata di S. Maria a Pontremoli, assegnando alla nuova diocesi 124 parrocchie, comprese nella Lunigiana e nella Versilia granducale, delle quali tre sole appartenengono alla cattedrale di Brugnaato. – Ved, Pontremoli, Diocesi.
Il quarto ed ultimo smembramento ebbe effetto dopo il 1823 mediante bolla del Pont. Leone XII quando dichiarò Massa-Ducale sede di un vescovo suffraganeo del metropolitano di Lucca. – Essa informata di 133 parrocchie, 41 delle quali nella Garfagnana bassa staccate dalla diocesi di Lucca, e 92 appartenute a quella di Luni- Sarzana, cioé, 66 esistenti nella Lunigiana, e 26 nella Garfagnana alta. In compenso della qual perdita lo stesso Pont. riunì sotto il prelato medesimo di Luni-Sarzana la diocesi di Brugnato con tutte le sue parrocchie, conservando i privilegj alle due cattedrali rette però da un solo vescovo col titolo di Luni-Sarzana e Brugnato . – Vedere BRUGNATO.
In conseguenza di ciò nell'anno 1832 le due Diocesi di Luni-Sarzana e Brugnato contavano 121 popoli, 91 dei quali spettanti alla prima e 30 alla seconda, dove in detto anno esisteva una popolazione totale di 75015 abit.
spettanti quasi tutti al Regno Sardo. – Dissi quasi tutti poichè sette parrocchie poste fra la Valle del Serchio e la Val di Magra sono comprese nella Comunità di Minucciano del Ducato di Lucca, tre spettano al Ducato di Parma, e due alla Comunità dell'ex-feudo di Rocchetta e Suvero del Ducato di Modena. Quest'ultime sole fanno parte della diocesi di Brugnato. – Nel corrente anno però trovo il numero delle chiese parrocchiali della Diocesi di Luni-Sarzana aumetato di sei cure già cappellanie curate.
Tali sono le seguenti: 1.° di Migliarina sotto la pieve d’Isola; 2.° di Campiglia, già succursale di Biassa; 3.° di Bastremoli già succursale della Piana di Bettolla; 4.° di Pagliola, stata sotto la parrocchiale di Lerici; 5.° di S.
Lazzaro fuori della Porta Nuova , ossia Pisana di Sarzana già sottoposta alla pieve Maggiore della sua cattedrale; 6.° di S. Carterina fuori della Porta Caleri, o di Parma, stata finora compresa nella popolazio della chiesa maggiore di S. Maria a Sarzana.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1843, Volume V, p. 182.
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